Bitcoin come collaterale, wallet multisig, prestiti non-custodial e p2p. Intervista a Max Keidun, Ceo di Debifi.
Durante la conferenza Plan B Forum di Lugano, Atlas21 ha incontrato Max Keidun, Ceo di Debifi, per parlare di una tendenza che potrebbe aprire nuove opportunità per le grandi istituzioni finanziarie: i prestiti non-custodial utilizzando Bitcoin.
Perché hai deciso di creare Debifi?
Fin dall’inizio abbiamo cominciato a sviluppare strumenti finanziari non-custodial. A un certo punto abbiamo pensato che potevamo approcciare grandi istituzioni finanziarie come le banche, l’idea iniziale era di farle entrare nel Bitcoin Standard. Le banche capiscono molto bene il mercato dei prestiti. Però volevamo farlo anche con valori che si allineassero al white paper di Bitcoin, vale a dire con tre principi fondamentali: non-custodial, peer-to-peer e Bitcoin-only. Debifi è non-custodial, Bitcoin-only e ti permette di interagire con la tua controparte in maniera diretta.
Come è possibile rimanere in possesso delle proprie chiavi private e dare Bitcoin come collaterale per chiedere un prestito?
Ogni volta che viene stabilito un accordo per un prestito, Debifi guida nella creazione di un wallet multisig 3-di-4. Le quattro chiavi vengono distribuite a quattro entità diverse: una al creditore, una al debitore, una a Debifi e una a un’entità fidata indipendente. La tecnologia è open-source e verificabile da chiunque. Non è possibile spostare il collaterale una volta bloccato. Ci sono tre situazioni precise in cui il collaterale può essere trasferito:
• quando il debitore ripaga il prestito e bisogna restituirgli il collaterale;
• quando c’è una liquidazione, ovvero il valore del collaterale scende troppo e il debitore non riesce a ripagare il prestito o ad aggiungere fondi al collaterale;
• quando c’è una disputa per qualsiasi motivo.
In un sistema multisig gli incentivi a collaborare tra le parti invece che creare conflitti sono maggiori. Per questo motivo le dispute sono molto rare.
Credi che i maggiori casi d’uso siano per il mercato retail o per le aziende?
Abbiamo sviluppato Debifi proprio per le aziende, per le banche e per fare onboarding della finanza tradizionale su Bitcoin. Su Debifi puoi essere un prestatore solo se sei un’entità regolamentata con licenza o se la tua struttura aziendale ti permette di dare prestiti. Al contrario i mutuatari possono essere sia privati che aziende.
Come vengono calcolati i tassi di interesse?
È un mercato libero. Ogni prestatore pubblica la sua offerta in base a due fattori:
• i tassi delle altre offerte;
• il costo del capitale.
Ci aspettiamo che man mano che il numero di prestatori sulla piattaforma aumenta, la competizione aumenti e i tassi di interesse scendano.
Quali credi siano gli incentivi per le grandi istituzioni finanziarie a capire e utilizzare un modello simile rispetto a concedere prestiti nella maniera tradizionale?
Bitcoin è il collaterale perfetto. Il suo mercato è molto liquido e puoi vendere l’asset 24/7. Credo che questo sia il miglior incentivo che ci sia. Se utilizzi un immobile come collaterale e il debitore non riesce a ripagare il prestito, ti ritroverai con un immobile da dover vendere, un processo che può richiedere mesi o addirittura anni. Bitcoin può essere inviato a un exchange e venduto velocemente. Un altro incentivo è che Debifi si occupa di tutto il lavoro e l’infrastruttura necessaria per fare onboarding di aziende che hanno liquidità ma non operano nel mercato dei prestiti. Il terzo motivo è che possiamo portare alle banche nuovi clienti bitcoiner.
Non credi che questo modello possa ridurre il ruolo delle banche nel mercato dei prestiti attuale?
No, è un modello complementare. Noi gli offriamo un modello che si può affiancare a quello attuale. Offriamo loro accesso a un nuovo mercato. Ci saranno sempre persone che si fidano delle banche. In futuro sarà possibile scegliere tra i due modelli di lending.