Dal sogno dell’oro digitale alle sfide legali: il turbolento percorso di Douglas Jackson e della sua visione monetaria.
E-gold fu uno dei primi sistemi di moneta digitale che ha goduto di un discreto successo, almeno fino alla sua chiusura.
Fondato il 2 novembre del 1996 da Douglas Jackson, un oncologo della Florida, e dall’avvocato Barry Downey, E-gold rappresentò uno dei primi tentativi di creare una moneta digitale globale basata sul valore dell’oro.
Le origini e l’ascesa
Jackson e Downey concepirono E-gold come una moneta digitale completamente supportata da riserve fisiche d’oro. L’idea era semplice ma all’avanguardia: gli utenti potevano acquistare E-gold con valuta tradizionale tramite bonifici bancari o carte di credito e ogni unità di E-gold era garantita da una corrispondente quantità di oro fisico conservato in apposite cassette di sicurezza gestite dalla società Gold & Silver Reserve Inc. (G&SR). Gli utenti potevano anche aprire conti E-gold e depositare oro fisico, che veniva convertito in titoli digitali rappresentanti grammi di oro.
Il timing del lancio fu perfetto. Con l’esplosione di Internet alla fine degli anni ’90, E-gold si presentò come una soluzione ideale per le transazioni online internazionali, offrendo commissioni basse (circa lo 0,5%) e trasferimenti istantanei.
Il sistema permetteva transazioni peer-to-peer, consentendo agli utenti di inviare e ricevere pagamenti in oro digitale senza la necessità di intermediari bancari. L’efficienza di E-gold attirò l’attenzione di molti utenti: al suo apice, E-gold contava oltre 5 milioni di utenti in tutto il mondo e gestiva transazioni per un valore di oltre $2 miliardi all’anno, sostenuto da oltre $85 milioni in oro, circa 3,8 tonnellate.
Il declino
Le stesse caratteristiche che resero E-gold attraente per gli utenti legittimi lo resero anche uno strumento affine a chi perseguiva attività illecite. L’anonimato relativo e la facilità di trasferimento attirarono hacker e truffatori per il suo utilizzo nei darknet market e nelle attività illegali. Tale aspetto attirò l’attenzione delle autorità statunitensi.
Nel 2005 il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti avviò indagini su E-gold per sospetti legami con attività illecite, inclusi riciclaggio di denaro e frodi.
Nel 2007 il Dipartimento di Giustizia incriminò E-gold e i suoi fondatori per violazione delle leggi sul riciclaggio di denaro e per aver operato un’attività di trasmissione di denaro senza licenza. Jackson si dichiarò colpevole di alcune accuse nel 2008 ed E-gold cessò le operazioni poco dopo. Jackson venne arrestato e condannato a 300 ore di servizio comunitario, a una multa di $200 e a tre anni di supervisione, compresi sei mesi di detenzione domiciliare monitorata tramite cavigliera elettronica.
Reid Jackson, il fratello di Douglas, e Barry Downey, furono entrambi condannati a tre anni di libertà vigilata e 300 ore di servizio comunitario. A tutti e due fu anche ordinato di pagare una multa di $2.500 e una tassa di $100.
Tutto l’oro della società che gestiva E-gold (Gold & Silver Reserve Inc.) venne confiscato dal governo degli Stati Uniti.
Nonostante E-gold offrisse transazioni indipendenti da banche o governi, il fatto che operasse attraverso una società intermediaria soggetta a una specifica giurisdizione ha permesso al governo degli Stati Uniti di intervenire, impedendo così al sistema di continuare a diffondersi liberamente.