La Russia detiene il 16% dell’hash rate mondiale: risorse naturali, costi bassi e regolamentazione favoriscono l’industria.
La Russia si sta affermando come uno dei principali attori nel panorama globale del mining di Bitcoin. Grazie a una combinazione di risorse naturali abbondanti, costi energetici competitivi, clima favorevole, infrastrutture energetiche e un quadro normativo definito, il Paese sta consolidando la sua posizione come secondo player mondiale nel settore dopo gli Stati Uniti.
Hash rate e posizione nel mercato globale
Nel 2023 la Russia ha rafforzato la sua posizione nel mining con un consumo energetico che ha raggiunto i 16 miliardi di kilowattora, rappresentando circa l‘1,5% del consumo elettrico totale del Paese. Secondo quanto affermato al quotidiano Izvestia da Sergey Bezdelov, presidente dell’Industrial Mining Association, i player industriali russi hanno minato 54.000 BTC nel 2023.
Stando ai dati di dicembre 2024 dell’Hashrate Index, la Russia detiene una quota stimata del 16% dell’hash rate globale.
Le vaste risorse energetiche del Paese, in particolare il gas naturale e l’energia idroelettrica, offrono opportunità per il mining. Le aziende locali hanno sfruttato queste risorse per alimentare le operazioni di mining, specialmente in Siberia, dove il clima riduce notevolmente i costi di raffreddamento delle macchine.
Tuttavia, per le aziende straniere, il Paese presenta rischi regolatori, aggravati anche dalle sanzioni internazionali in corso e dalle tensioni geopolitiche. La politica energetica della Russia, che privilegia l’utilizzo domestico dell’energia, complica ulteriormente il panorama per gli investitori esterni.
Società presenti nel Paese
BitRiver risulta il leader indiscusso del settore, gestendo una rete di 15 data center con una capacità complessiva superiore a 533 megawatt. L’azienda sta attraversando una fase di espansione, con la pianificazione di 14 nuovi centri con una capacità totale superiore a 1 GW e il consolidamento di partnership strategiche con colossi energetici come Gazprom Neft. Secondo il Ceo di BitRiver, Igor Runets, la Russia potrebbe diventare leader mondiale nel mining entro 2-3 anni.
Parallelamente, Rosseti, il più grande operatore della rete elettrica russa, sta pianificando lo sviluppo di iniziative legate al mining, sfruttando le strutture energetiche sottoutilizzate. L’azienda attende le necessarie approvazioni governative da parte del Primo Ministro Mikhail Mishustin per ampliare ulteriormente le proprie operazioni.
Un’altra società attiva sul territorio russo è BitCluster, co-fondata da Vitaliy Borschenko. Oltre a gestire progetti sul suolo nazionale, lo scorso luglio l’azienda ha inaugurato un data center da 120 MW ad Addis Abeba, in Etiopia. La struttura, che si estende su 30.000 metri quadrati, è posizionata nei pressi della sottostazione ad alta tensione di Kilinto e sfrutta l’energia rinnovabile proveniente dalla Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico dell’Africa.
Nel 2024 la potenza di calcolo gestita da BitCluster ha raggiunto 2,9 EH/s, pari allo 0,36% dell’hash rate globale.
Oltre a grandi player come BitRiver, sul territorio russo sono presenti diversi operatori di medio-piccole dimensioni, la cui precisa quantificazione risulta complessa.
Secondo quanto riportato dal media locale Prime, nell’ultimo trimestre del 2024 la domanda di macchine per il mining è triplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Fonti energetiche utilizzate
Il settore del mining russo si basa principalmente sull’energia idroelettrica, specialmente nelle regioni siberiane, dove risulta vantaggiosa sia per i costi ridotti che per la sua natura rinnovabile. Le aziende sfruttano efficacemente l’eccesso di capacità degli impianti idroelettrici esistenti. Inoltre in base alla posizione geografica e alla disponibilità delle risorse, il mix energetico utilizzato comprende gas naturale, carbone, gas di scarto, sottoprodotto dell’estrazione petrolifera, e fonti rinnovabili quali l’energia eolica e solare.
Quadro normativo e regolamentazione
Lo scorso agosto il mining di digital asset è stato ufficialmente legalizzato nel Paese dal Presidente Putin. La normativa, entrata in vigore il 1° novembre 2024, prevede l’obbligo di registrazione per società e imprenditori individuali che desiderano effettuare attività di mining e definisce diritti e doveri degli operatori, con una proiezione di entrate fiscali di circa $2 miliardi annui. Tuttavia, esistono alcune restrizioni, come i divieti regionali in aree con carenza energetica e un ban temporaneo dal 2025 al 2031 in Dagestan, Ingushetia, Cecenia e nelle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk, oltre alle altre regioni parzialmente occupate in Ucraina di Zaporizhzhia e Kherson.
Con il nuovo framework normativo il governo ha stabilito un limite di consumo energetico mensile di 6.000 kilowattora per i miner non registrati, mentre è prevista una tassazione del 15% sulle plusvalenze provenienti dai bitcoin minati.