L’utilizzo di bitcoin come collaterale potrebbe permettere la nascita di nuovi strumenti finanziari e aprire opportunità per gli attori istituzionali.
Con il passare degli anni, bitcoin si sta lasciando alle spalle la reputazione di investimento ad alto rischio e viene sempre più riconosciuto, anche da imprese e Stati, come una nuova forma di riserva di valore. La trasformazione ha aperto la strada a una convergenza tra finanza tradizionale e bitcoin.
Un esempio è l’emergere dei prestiti con bitcoin come collaterale, che permettono di ottenere liquidità senza la necessità di vendere i propri asset.
Il funzionamento
Il meccanismo prevede che i debitori depositino bitcoin come garanzia per ottenere un prestito, erogato tipicamente in valuta fiat o stablecoin. Solitamente la procedura implica il trasferimento di bitcoin al wallet di una piattaforma, con l’importo del prestito determinato in base al valore del collaterale. Alla scadenza del prestito, l’utente restituisce il capitale più gli interessi e recupera il collaterale.
Di seguito alcuni concetti fondamentali per comprendere il funzionamento alla base dei prestiti:
- Collateralizzazione: l’atto di impegnare bitcoin come garanzia, con l’importo del prestito che rappresenta solo una frazione del valore del collaterale bloccato;
- Loan-to-Value (LTV) ratio: il rapporto tra l’importo del prestito e il valore del collaterale in bitcoin, che determina l’importo massimo che può essere preso in prestito e innesca le richieste di margine. I rapporti LTV variano tipicamente dal 40% al 70%, a seconda della piattaforma e del rischio percepito. Alcune piattaforme offrono LTV più elevati, ma ciò potrebbe comportare tassi di interesse maggiori o politiche di margin call più restrittive;
- APR (Tasso annuale effettivo): l’APR è un modo per capire il costo totale di un prestito in un anno. Include non solo l’interesse, ma anche eventuali altre spese associate al prestito;
- Margin requirements e Margin call: la necessità per i debitori di mantenere un certo LTV; se il valore dei bitcoin bloccati diminuisce, i creditori possono emettere margin call, richiedendo ai debitori di aggiungere ulteriore collaterale o di rimborsare parte del prestito per evitare la liquidazione. Le soglie di margin call variano tra le piattaforme. Alcune piattaforme utilizzano tecnologie proprietarie per monitorare in tempo reale il valore della collateralizzazione e automatizzare le liquidazioni. I trigger specifici e i periodi di risoluzione per le margin call sono aspetti che i debitori devono comprendere per gestire efficacemente il rischio;
- Liquidation process: se il debitore non riesce a soddisfare le margin call, la piattaforma può liquidare il collaterale in bitcoin per recuperare l’importo del prestito in sospeso. La liquidazione può avvenire automaticamente se l’LTV raggiunge un livello critico. Le piattaforme possono addebitare commissioni di elaborazione per le liquidazioni.
Custodial vs. non-custodial
Le piattaforme di lending Bitcoin si distinguono principalmente per la modalità di gestione delle chiavi private degli utenti. Le piattaforme custodial richiedono agli utenti di depositare i propri bitcoin, con la piattaforma che detiene le chiavi private, in modo simile al funzionamento di un exchange o di una banca tradizionale. Esempi simili includono servizi centralizzati come Nexo e Ledn. Al contrario le piattaforme non-custodial consentono agli utenti di mantenere in parte il controllo delle proprie chiavi private attraverso un wallet multi-sig. In entrambi i modelli di custodia, gli utenti devono generalmente completare procedure di identificazione (KYC) fornendo documenti d’identità, numeri di previdenza sociale e indirizzi di residenza.
Panoramica delle piattaforme
La tabella seguente riassume le principali piattaforme di lending Bitcoin:

Nuove opportunità per gli istituzionali
Gli investitori istituzionali possono trarre diversi vantaggi dai prestiti garantiti da bitcoin. La gestione della liquidità è l’opportunità principale, in quanto le istituzioni che detengono bitcoin come parte delle loro riserve di tesoreria possono accedere a liquidità immediata senza interrompere le loro strategie di investimento a lungo termine. Le aziende con riserve in bitcoin possono utilizzarle come collaterale per ottenere liquidità operativa senza dover vendere i propri asset, mantenendo così l’esposizione al potenziale apprezzamento di lungo termine.
I rendimenti elevati offerti su alcune delle piattaforme citate possono anche attrarre le società alla ricerca di un miglioramento del rendimento (ma, va detto, anche frenare chi è in cerca di un prestito). Le istituzioni finanziarie potrebbero partecipare al mercato come fornitori di liquidità, ottenendo rendimenti interessanti con il rischio mitigato dalla presenza del collaterale in bitcoin e abbassando gradualmente l’interesse di mercato. Secondo Bloomberg, già nel 2022 la banca d’affari Goldman Sachs ha concesso il suo primo prestito con bitcoin utilizzato come collaterale.
“Mai vendere, collateralizzare”
Nel libro “The Ultimate Collateral”, scritto da Martin Connor e pubblicato da Braiins viene esplorato il concetto di “mai vendere, collateralizzare”. La strategia si basa sull’idea che, data la natura di Bitcoin come asset con potenziale di apprezzamento a lungo termine, sia più vantaggioso utilizzarlo come collaterale per ottenere liquidità piuttosto che venderlo. Aziende come Braiins hanno già adottato con successo tale approccio per finanziare la crescita mantenendo al contempo le proprie riserve di bitcoin. La società ceca ha recentemente utilizzato Firefish per ottenere un prestito di $400.000, utilizzando come garanzia i propri bitcoin per espandere le operazioni aziendali. Nagar ha affermato:
“Crediamo che la possibilità di utilizzare i propri bitcoin come leva – senza venderli – sarà uno strumento fondamentale in futuro”.
Il libro sottolinea come la collateralizzazione sia una pratica ampiamente adottata nella finanza tradizionale, ma evidenzia la mancanza di opzioni native per bitcoin fino a qualche anno fa. Il Ceo di Firefish ha commentato:
“La collateralizzazione è ampiamente utilizzata nella finanza tradizionale. Mancava un pezzo: Bitcoin. Il nostro obiettivo era assicurarci che non dovessi mai vendere i tuoi bitcoin – che potessi viverci”.
Tassazione e vantaggi fiscali
Negli Stati Uniti l’ottenimento di un prestito garantito da bitcoin non è considerato un evento imponibile. La vendita di bitcoin, al contrario, innesca l’imposta sulle plusvalenze, con aliquote che dipendono dal periodo di detenzione (a breve o lungo termine) e dal livello di reddito. Gli interessi pagati sui prestiti garantiti da bitcoin potrebbero essere deducibili, in particolare se i fondi presi in prestito vengono utilizzati per scopi di investimento. Tuttavia, la liquidazione del collaterale è generalmente considerata un evento imponibile.
Nell’Unione Europea il trattamento fiscale dei prestiti garantiti da bitcoin può variare a seconda dello Stato membro ed è ancora in evoluzione. La vendita di bitcoin è generalmente soggetta all’imposta sulle plusvalenze o all’imposta sul reddito a seconda del Paese e della natura dell’attività. I prestiti invece potrebbero offrire vantaggi fiscali rispetto alla vendita, per la stessa ragione che vale negli Stati Uniti. Tuttavia, gli interessi guadagnati sui prestiti in bitcoin possono essere considerati un reddito imponibile in alcuni Paesi dell’UE.
Rischi e considerazioni
I prestiti garantiti da bitcoin non sono esenti da rischi. La volatilità di bitcoin è forse il rischio più evidente, con un forte calo del prezzo che può portare a margin call e alla potenziale liquidazione parziale o totale del collaterale. Tale fattore richiede un attento monitoraggio dei rapporti loan-to-value e la capacità di fornire ulteriore collaterale o rimborsare rapidamente il prestito se il mercato diventa sfavorevole.
Il rischio di controparte è un’altra considerazione da fare quando si sceglie una piattaforma di lending. I fallimenti nel 2022 di Celsius Network e BlockFi servono come promemoria dei rischi associati all’affidamento di asset a piattaforme di prestito centralizzate.
L’incertezza normativa potrebbe rappresentare un’altra sfida. Il panorama normativo per i prestiti in digital asset è ancora in fase di sviluppo e i cambiamenti alla regolamentazione potrebbero influire sugli aspetti fiscali e sul funzionamento di questi servizi.
Infine, è importante considerare i rischi associati alla ripotecazione, in cui le piattaforme custodial potrebbero utilizzare il collaterale in bitcoin per i propri scopi, aumentando potenzialmente il rischio di controparte.
Secondo le proiezioni di HFT Market Intelligence, ad agosto 2024 il mercato globale dei prestiti garantiti da bitcoin ha raggiunto un valore complessivo di circa $8,5 miliardi. Le analisi indicano una crescita del settore, con previsioni che stimano un’espansione fino a circa $45 miliardi entro il 2030.
Già durante la conferenza PlanB Forum 2024 a Lugano, Max Keidun, Ceo di Debifi, aveva affermato ai microfoni di Atlas21:
“Bitcoin è il collaterale perfetto. Il suo mercato è molto liquido e puoi vendere l’asset 24/7. Credo che questo sia il miglior incentivo che ci sia. Se utilizzi un immobile come collaterale e il debitore non riesce a ripagare il prestito, ti ritroverai con un immobile da dover vendere, un processo che può richiedere mesi o addirittura anni. Al contrario Bitcoin può essere inviato a un exchange e venduto velocemente”.