Uno dei panel più seguiti del BitCare Forum 2025 ha affrontato i problemi che affliggono il settore. È davvero possibile un attacco alla rete?
Durante il BitCare Forum 2025 a Brescia, il panel chiamato “Attacco del 51%: Bitcoin non è inevitabile” ha messo in discussione la narrativa dell’inevitabilità di Bitcoin, evidenziando vulnerabilità nel panorama del mining. Il dibattito ha visto la partecipazione di Rikki, Turtlecute, Daniela Brozzoni, Guybrush e Gabriele Vernetti.
La discussione ha evidenziato come solo due mining pool – Foundry e AntPool – controllino attualmente circa il 70% dell’hash rate totale della rete Bitcoin, includendo anche la potenza di calcolo “noleggiata” da miner più piccoli.
“Se queste due entità volessero danneggiare il protocollo Bitcoin o creare sfiducia, potrebbero infliggere danni considerevoli”, ha affermato Turtlecute.
In aggiunta, c’è da considerare la posizione dominante di Bitmain, l’azienda che gestisce AntPool e contemporaneamente produce circa l’80% degli ASIC a livello mondiale.
Anatomia di un possibile attacco del 51%
Con la maggioranza dell’hash rate, un attore malintenzionato potrebbe eseguire diverse tipologie di attacchi:
- censura delle transazioni tramite la produzione di blocchi vuoti, che paralizza la rete on chain;
- possibilità di eseguire un Timewarp attack, sfruttando una vulnerabilità ancora presente nel codice di Bitcoin. Attraverso questo tipo di attacco, un miner che riuscisse a minare il 100% dei blocchi in un certo periodo, potrebbe manipolare i timestamp dei blocchi per far scendere artificialmente la difficoltà di mining. Così facendo, riuscirebbe a minare nuovi blocchi ogni pochi minuti/secondi, guadagnando tutte le coinbase transaction. Tale vulnerabilità potrebbe essere risolta attraverso il soft fork chiamato Great Consensus Cleanup.
Il panel ha discusso anche il costo stimato per mantenere un attacco del 51%: circa $2 miliardi per un’operazione continuativa di alcuni mesi, secondo Turtlecute.
Nonostante la teoria dei giochi suggerisca che per i miner sia più vantaggioso comportarsi onestamente, Brozzoni e Turtlecute hanno evidenziato come attori statali o istituzioni con risorse virtualmente illimitate possano non seguire gli stessi incentivi economici.
“Un governo può permettersi di attaccare Bitcoin solo per danneggiarlo, senza interesse a trarne profitto. La teoria dei giochi si rompe quando entra in campo un attore del sistema fiat con l’unico obiettivo di distruggere Bitcoin”, ha spiegato Turtlecute.
Inoltre, secondo Turtlecute, i miner stessi – spesso gravati da debiti e pressioni finanziarie – potrebbero essere tentati di unirsi a un attaccante se questo offrisse guadagni immediati superiori all’attività di mining legittima.
Monitoraggio e soluzioni
Una nota positiva emersa dal dibattito è che i comportamenti delle mining pool sono osservabili. Strumenti come mempool.space, fork monitor e Stratum observer permettono alla comunità di monitorare l’attività delle pool e identificare comportamenti sospetti.
“Il fatto che possiamo citare questi numeri con precisione dimostra che il processo è trasparente,” ha osservato Guybrush. “Quando vengono implementate le liste OFAC o censurate transazioni, la comunità se ne accorge immediatamente”, ha aggiunto.
Il panel ha evidenziato diversi sforzi in corso per affrontare la centralizzazione:
- sviluppo di Stratum V2, protocollo che permette ai miner maggiore controllo;
- diversificazione della produzione di ASIC per ridurre la dipendenza da Bitmain;
- promozione di pool più piccole e maggiormente distribuite.
“Si sta lavorando a tutti e tre i livelli di centralizzazione – pool, miner fisici e produzione di chip,” ha commentato Vernetti. “Ci sono sempre più progetti open source e iniziative per mitigare tali rischi”.
Il messaggio finale del panel è stato chiaro: la centralizzazione del mining rappresenta una vulnerabilità concreta e attuale per Bitcoin.
La comunità Bitcoin è chiamata a supportare iniziative che promuovono la decentralizzazione, riconoscendo che la sicurezza del protocollo non può essere data per scontata ma richiede un impegno continuo e consapevole da parte di tutti gli attori coinvolti.