A Mosca il Ministero delle Finanze propone un nuovo quadro normativo per il mining di criptovalute con l’obiettivo di monetizzare le ampie risorse naturali del Paese.
Il Ministro delle Finanze russo Ivan Chebeskov sta lavorando su un nuovo approccio all’attività di mining di criptovalute all’interno del Paese. L’idea è quella di considerare le criptovalute minate all’interno del territorio russo come una materia prima esportabile, simile al gas naturale.
Per rendere operativa la proposta di Legge, il Ministero delle Finanze intende creare un quadro normativo che permetta ai miner di esportare le criptovalute minate, trattandole come prodotto del loro lavoro. Il quadro sarà modellato sulla base delle leggi esistenti relative all’esportazione del gas naturale.
La proposta consentirebbe ai miner di vendere le criptovalute ottenute tramite il mining anche su marketplace stranieri, “senza utilizzare l’infrastruttura russa”.
Obblighi fiscali e potenziali benefici geopolitici
Ogni transazione dovrebbe essere comunicata al Servizio Federale delle Tasse russo. Se la proposta di legge venisse approvata, offrirebbe alla Russia la possibilità di convertire le sue risorse energetiche in un prodotto facilmente monetizzabile. Questa nuova possibilità potrebbe potenzialmente rafforzare le finanze russe e fornire un’opzione per aggirare le sanzioni imposte al Paese.
Accordo con la banca centrale russa
Di recente, è stato raggiunto un accordo con la Banca Centrale russa per considerare l’industria del mining di criptovalute un’attività legittima. L’accordo prevede l’esplorazione di metodi per facilitare l’utilizzo delle criptovalute nelle transazioni economiche internazionali.