Sebbene l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin sia fortemente attesa negli Stati Uniti, alcuni sollevano preoccupazioni in merito alla trasparenza e alla verifica dell’asset sottostante.
Negli Stati Uniti la probabile approvazione degli ETF spot su Bitcoin sta occupando i palinsesti di tutte le trasmissioni televisive finanziarie. Nonostante l’entusiasmo, alcuni iniziano a porre l’attenzione sull’effettiva trasparenza di tali ETF. Samson Mow, CEO di Jan3, ha ipotizzato che alcuni emittenti potrebbero decidere di rivelare i propri indirizzi on-chain per dimostrarsi più affidabili e trasparenti dei concorrenti, con l’obiettivo di attrarre più clienti.
Mow sostiene che mostrare il saldo dei bitcoin posseduti on-chain sia la soluzione ideale per garantire la trasparenza dei fondi dell’ETF. Tuttavia, al momento nessuno dei 14 attuali candidati ha deciso di rivelare i propri indirizzi on-chain.
Dubbi sulle riserve degli ETF
Alcune figure dell’industria Bitcoin iniziano a nutrire una crescente diffidenza riguardo alle riserve degli ETF spot, principalmente a causa del timore legato alla possibilità di emettere milioni di BTC “cartacei”, aumentando le vendite delle quote dell’ETF senza acquistare veri bitcoin come sottostante. Eric Balchunas, analista presso Bloomberg, sottolinea che è nell’interesse degli emittenti possedere bitcoin reali per mantenere la propria reputazione e credibilità.
Leah Wald, Ceo e co-fondatrice di Valkyrie, suggerisce che gli investitori possono verificare se l’emittente dell’ETF possiede effettivamente i bitcoin dichiarati esaminando i registri pubblici del provider dell’ETF, in maniera simile al processo di verifica che avviene per un ETF azionario.