Un’analisi del funzionamento del wallet non-custodial appena lanciato dall’azienda JAN3.
Il 3 gennaio scorso l’azienda Jan3, guidata dal suo Ceo Samson Mow, ha lanciato Aqua wallet, un wallet non-custodial che permette di effettuare transazioni on-chain, Lightning e Liquid con l’obiettivo di facilitare l’interazione tra i vari layer di Bitcoin. È possibile scaricare l’applicazione per iOS tramite l’App Store e per Android scaricando il file .apk.
Il wallet permette di convertire Bitcoin on-chain in altri asset come L-BTC (Liquid Bitcoin) o USDT (Tether).
Funzionamento tecnico
Aqua si propone di essere uno strumento utilizzabile anche da non esperti e integra apparentemente Bitcoin on-chain, Lightning, Liquid e Tether in un unico ambiente. Gli account mostrati dall’app sono tre: Bitcoin, Tether USDt e Layer 2 Bitcoin. L’account Layer 2 comprende sia la rete Lightning che la rete Liquid. Alcuni utenti criticano questo approccio. A tutti gli effetti Aqua non è un wallet Lightning in quanto non permette di ricevere e inviare direttamente pagamenti istantanei ma effettua dei continui swap con Liquid.
In particolare, quando un utente vuole ricevere un pagamento Lightning, l’invoice viene creata da Boltz Exchange che, appena ricevuti i fondi, effettua un atomic swap e li converte automaticamente in L-BTC.
David Coen, Software QA Tester e Support per Edge Wallet, ha spiegato ad Atlas21: “La soluzione di Aqua è interessante perché permette all’utente di inviare e ricevere pagamenti Lightning senza la necessità di costruire tutta l’infrastruttura per la gestione di un wallet Lightning. Aqua non ha al suo interno un wallet Lightning, non gestisce la creazione di invoice Lightning (Bolt11) perché utilizza le API di Boltz Exchange e Il wallet non effettua swap on-chain su Bitcoin, evitando le alte commissioni dovute allo spam“.
Di fatto, dunque, cosa accade quando un utente Aqua Wallet vuole ricevere un pagamento Lightning?
“Tecnicamente, quello che succede è che Aqua effettua una chiamata a Boltz che a sua volta genera l’invoice. Colui che vuole inviare satoshi paga l’invoice e immediatamente Boltz effettua un atomic swap su Liquid, inviando i L-BTC all’utente, meno la commissione di mining e la commissione per il servizio. Quindi, i fondi arrivano sul wallet Liquid dell’utente che deve semplicemente fare il backup del seed e si troverà sempre quei fondi. Quando è l’utente Aqua a voler pagare, quest’ultimo di fatto invia i fondi a Boltz tramite Liquid, Boltz effettua un atomic swap e paga il destinatario del pagamento“.
“Attualmente – prosegue Coen – Boltz non supporta il transaction batching, quindi l’utente deve spendere minimo 460 satoshi (circa) sia per ricevere che per inviare. Con il transaction batching le commissioni potrebbero avvicinarsi a quelle di una normale transazione Lightning Network, quindi essere adatte anche ai micropagamenti.”
Liquid è definibile Layer2? Le critiche alla trasparenza
Su X si è poi aperto il dibattito sulla trasparenza dell’azienda nella descrizione del funzionamento del wallet, in particolare per via dell’inclusione di Liquid nella definizione di Layer2.
“Liquid è una sidechain e non un second layer. Il termine migliore per Liquid sarebbe “surrogato” di BTC” ha scritto il fondatore di BTCPay Server Nicolas Dorier.
David Coen specifica che “ad oggi non esiste una definizione condivisa di Layer 2: non si tratta di uno standard. Però i Layer 2 di Bitcoin hanno delle caratteristiche che Liquid non ha. Non credo sia corretto promuovere Liquid come layer 2 di Bitcoin assieme a Lightning. Liquid è una sidechain e richiede che la proprietà sui tuoi UTXO venga trasferita a una federazione che in cambio ti dà dei token L-BTC da poter muovere su una catena alternativa a Bitcoin, con regole differenti e feature non ancora (o che non verranno mai) rilasciate su Bitcoin. Lightning non prevede che si perda la proprietà dei propri UTXO, dato che, di fatto, tutto si riduce a una transazione multisig su Bitcoin onchain. Dunque è decisamente fuorviante raggruppare Lightning e Liquid (che di fatto è solo Liquid) sotto il cappello del ‘Layer 2 Bitcoin’“.
Inoltre, conclude Coen, “sarebbe stato meglio pubblicare il software come open source, mentre ora è ancora closed source. Provvederanno, ma è una cosa che va evidenziata“.