Le criticità del Lightning Network, l’adozione in Africa e Bitcoin come strumento di difesa delle libertà individuali. Intervista alla fondatrice del progetto Bitcoin for Fairness.
Durante il Tuscany Lightning Summit si è discusso dei prossimi sviluppi del Lightning Network.
La difficoltà di utilizzare Lightning in modo non-custodial e le prospettive di scalabilità della rete sono due argomenti al centro del dibattito degli ultimi mesi.
Per parlare di questo e altro durante i giorni del summit Atlas21 ha intervistato Anita Posch, divulgatrice, autrice e fondatrice del progetto Bitcoin for Fairness.
Utilizzare LN in maniera non-custodial può risultare difficile in periodi di fee alte, soprattutto per le persone che vivono nei Paesi del Sud del mondo, come quelli che hai visitato. Credi che l’attuale stato del LN possa essere un problema per fare onboarding delle persone che vivono in questi Paesi?
Sì e no. LN è un protocollo fondamentale per scalare Bitcoin ed è molto importante che stia funzionando. Penso sinceramente che LN non sia morto come alcuni dicono. Molte persone, soprattutto su Twitter, criticano LN e credono che sia un progetto ormai fallito per le ragioni che hai appena menzionato. Ma io non lo credo, anzi. Penso che sia il prezzo da pagare per far crescere la rete. Serve tempo prima che le tecnologie, specialmente le tecnologie decentralizzate come Bitcoin e LN, possano essere adottate e implementate in modo tale che possano servire milioni o miliardi di persone nel modo in cui dovrebbe essere fatto. Dieci anni fa Youtube non funzionava come oggi. Credo che serva molta pazienza e più coinvolgimento delle persone in tutto questo, è facile criticare le cose quando non le si utilizzano. Credo che a mano a mano che LN verrà utilizzato, più persone si accorgeranno di quanto è affidabile già oggi. Ho scaricato il mio primo wallet a gennaio 2019 e aperto il mio primo canale e mi ricordo quanto fosse difficile rispetto ad oggi. Esistono wallet come Mutiny, Phoenix e Breez che sono molto comodi e semplici da usare. Nella maggior parte dei casi non ho problemi a fare onboarding di persone su questi tipi di wallet.
Trovi più facile fare onboarding oggi rispetto al 2019 grazie a questi tipi di wallet?
Sì, assolutamente. È molto più facile perché non hai bisogno di spiegare subito concetti come il block time, le mining fee o il coin control, un argomento che devi spiegare quando le fee si alzano e che non è così semplice da esporre. È facile far scaricare un wallet a una persona: ma secondo la mia esperienza serve tempo per comprendere quali sono i concetti da conoscere per gestire i tuoi bitcoin onchain in una maniera efficiente e sicura. I wallet LN sono uno strumento d’aiuto incredibile perché offuscano tutti questi “problemi”. Ma come hai detto in precedenza a volte aprire un canale LN può essere molto costoso. Ho degli screenshot di persone dalla Zambia che sono arrabbiate e deluse perché hanno inviato $80 per aprire un canale LN su Phoenix ma ne hanno ricevuti solo $55. E in questi casi si chiedono “che cos’è successo? Dove sono finiti i miei soldi?”. È difficile spiegare loro che le fee onchain erano alte quando hanno aperto il canale. Perciò sono contenta di vedere in questi giorni al Tuscany Lightning Summit che lo sviluppo su LN prosegue. Ne ero certa, ma è stata una conferma per me vedere a che punto siamo arrivati. Naturalmente serviranno altri anni per vedere implementati miglioramenti come Bolt 12 o NWC (Nostr Wallet Connect).
Un altro dibattito che avviene da mesi all’interno della community è la discussione tra i sostenitori di Bitcoin come riserva di valore e le persone che lo vedono come mezzo di scambio. Da ciò che hai potuto testimoniare con il tuo lavoro credi che Bitcoin sia più utile come riserva di valore o mezzo di scambio?
Per la mia esperienza ho visto che nel Sud del mondo è utilizzato maggiormente come mezzo di scambio ma ovviamente è utilizzato anche come riserva di valore perché Bitcoin può essere ed è entrambe le cose.
Credo che le persone, specialmente su Twitter, che lo vedono solo come riserva di valore, lo sostengano perché vivono in Paesi occidentale come gli Stati Uniti o l’Europa e hanno la possibilità di risparmiare. La maggioranza delle persone nella parte meridionale del mondo non può farlo. E inoltre vivono sotto governi più autoritari dei nostri. Credo che l’intera discussione sia “occidentale-centrica”: una persona che vive in un Paese occidentale non può sapere i bisogni e i problemi delle persone che vivono in quei Paesi e le soluzioni che Bitcoin offre loro.
Dalla tua esperienza le persone che utilizzano Bitcoin come mezzo di scambio, non tendono a preferire strumenti come Tether?
Sì, lo preferiscono. In Zimbabwe per esempio l’80% dei volumi delle criptovalute scambiate è rappresentato da Tether, mentre il 20% da Bitcoin.
Quindi c’è comunque una percentuale che utilizza Bitcoin come mezzo di scambio giusto?
Non ne sono sicura in realtà. Forse lo usano prevalentemente come riserva di valore, mentre per avere una moneta “stabile” utilizzano Tether. Il fatto è che non è ancora nell’immaginario delle persone che la volatilità di Bitcoin con il passare del tempo è minore dell’inflazione della loro valuta e della perdita di potere d’acquisto nella loro valuta e in dollari statunitensi. Ma credo che queste cose abbiano bisogno solo di maggiore tempo, educazione ed esperienza.
Hai raccontato più volte di essere stata vittima di discriminazione nella tua vita. Questi episodi hanno aiutato la scoperta di Bitcoin da parte tua? C’è una connessione tra le persone che sono o sono state discriminate in qualche modo e Bitcoin?
Sì assolutamente. Riflettere su questo mi ha aperto la mente sull’impatto positivo che Bitcoin può avere per le persone che sono parte di una minoranza e che possono essere escluse dalla società. Questi episodi hanno fatto sì che sia stata più aperta all’idea di Bitcoin, all’idea di uno strumento che ci aiuta a proteggerci contro regole che qualcuno fa e contro le libertà individuali basilari. Bitcoin è l’unico strumento finanziario che risponde a questi requisiti perché è l’unico tool che è veramente incensurabile.
Ad esempio in Zambia ho incontrato una donna che aveva organizzato una protesta per i diritti delle donne omosessuali: venne arrestata e la prima azione che il governo intraprese fu quella di chiudere il suo conto corrente. Un episodio del genere ti fa comprendere come Bitcoin possa aiutare diverse persone e difendere i diritti umani nel mondo.
Qual è il tuo focus principale al momento con il progetto Bitcoin for Fairness?
Il mio focus principale è il programma educativo Crack the Orange, una piattaforma di apprendimento online per aspiranti ed educatori che desiderano avviare una comunità Bitcoin e condividere la loro conoscenza con le altre persone della comunità. Offriamo delle borse di studio che permettono di partecipare al programma gratuitamente e l’obiettivo è fare onboarding di 200 educatori Bitcoin in un anno. Abbiamo iniziato lo scorso agosto e finora abbiamo raggiunto i 120 partecipanti, siamo a buon punto.