Arresto di Roger Ver e avvio delle indagini su Block: il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti non si ferma.
Il 30 aprile il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha comunicato l’arresto in Spagna di colui che veniva soprannominato “Bitcoin Jesus”, Roger Ver. Ora gli Stati Uniti stanno provando a richiedere l’estradizione per il suo processo.
Ver, investitore Bitcoin della prima ora, è stato accusato di presunta frode postale, evasione fiscale e presentazione di dichiarazioni fiscali false.
Secondo le autorità americane, il fondatore di Bitcoin Cash avrebbe nascosto il possesso di bitcoin dall’Internal Revenue Service degli Stati Uniti e causato una presunta perdita di $48 milioni per l’agenzia.
Dopo essere stato residente a Santa Clara, California, nel 2014 Ver ha rinunciato alla sua cittadinanza statunitense in seguito all’ottenimento della cittadinanza a St. Kitts e Nevis.
Per il Doj, sebbene Ver non fosse all’epoca un cittadino statunitense, era comunque legalmente obbligato a dichiarare all’IRS e pagare una “exit tax” su determinati proventi, come i dividendi provenienti da MemoryDealers.com Inc. e Agilestar.com Inc., che erano società statunitensi. Secondo le accuse, Ver avrebbe nascosto al suo commercialista di aver ricevuto e venduto i bitcoin di MemoryDealers.com Inc. e Agilestar.com Inc. in quell’anno. Di conseguenza, nella dichiarazione dei redditi individuale di Ver del 2017 non è stato segnalato alcun guadagno né è stata pagata alcuna tassa relativa alla distribuzione dei bitcoin di MemoryDealers.com Inc. e Agilestar.com Inc. a suo favore.
Il comunicato afferma:
“L’atto di accusa afferma inoltre che entro giugno 2017, le due aziende di Ver continuavano a possedere circa 70.000 bitcoin. Intorno a quel periodo, Ver avrebbe preso possesso di quei bitcoin e nel novembre 2017 ne avrebbe venduti decine di migliaia su exchange di criptovalute per circa $240 milioni”.
Il giorno successivo, secondo quanto riportato da NBC News, i procuratori federali statunitensi hanno avviato delle indagini sulle unità Square e Cash App della società fintech Block per presunte violazioni delle sanzioni e questioni di non conformità normativa.
L’unità relativa agli asset digitali di Block è sotto scrutinio per presunti processi di transazione legati a Paesi sotto sanzioni e organizzazioni terroristiche.
Alcuni ex dipendenti avrebbero fornito alla testata americana circa 100 pagine di documenti interni della loro ex azienda, tra cui registrazioni di transazioni tra Block e Paesi soggetti a sanzioni come Russia, Cuba, Iran e Venezuela.
In risposta all’avvio delle indagini, Block ha sostenuto di aver volontariamente segnalato transazioni sospette negli anni e ha ribadito l’efficacia del suo sistema di compliance:
“Block ha un programma di conformità responsabile ed esteso e adattiamo regolarmente le nostre pratiche per affrontare minacce emergenti e un ambiente normativo sulle sanzioni in evoluzione. Il nostro programma di conformità include sistemi, strumenti e processi per lo screening delle sanzioni, nonché per l’indagine e la segnalazione di questioni relative alle sanzioni in conformità con i nostri obblighi normativi”.