La polizia malese reprime le operazioni di mining di bitcoin coinvolte nel furto di elettricità: sette persone arrestate.
Secondo l’agenzia di stampa nazionale Bernama, il 17 agosto la polizia malese ha condotto un’operazione speciale per smantellare delle attività di mining di bitcoin connesse al furto di elettricità. L’operazione ha portato all’arresto di sette persone, tra cui tre cittadini locali e quattro stranieri. Sono stati sequestrati 52 miner e altri dispositivi elettronici per un valore stimato di RM250.000 (circa $57.000).
I sette arrestati, di età compresa tra i 30 e i 74 anni, dovranno affrontare accuse per furto di elettricità e per l’uso non autorizzato di risorse energetiche ai fini di attività di mining.
I militari sono intervenuti in seguito a segnalazioni di furto di elettricità utilizzata per alimentare le operazioni. Secondo il viceministro dell’Energia della Malesia, dal 2018 al 2023 i miner avrebbero sottratto elettricità per un valore di RM3,4 miliardi (circa $777 milioni).
Effetti del ban cinese
Dopo il divieto del mining in Cina nel 2021, numerosi operatori di mining si sono spostati in Malesia. Il Paese è diventato un luogo attrattivo per i miner di bitcoin per via dei prezzi competitivi dell’elettricità e dell’infrastruttura già presente.
Distruzione dei miner
In seguito alle istruzioni ricevute da un tribunale locale, le autorità malesi hanno distrutto un totale di 985 miner di Bitcoin derivanti da altri sequesti precedenti. Un video mostra un rullo compressore che passa lentamente sulle attrezzature di mining, nel tentativo di distruggerle. Durante l’operazione guidata dal Quartier Generale di Polizia del Distretto di Perak, è stato distrutto un valore stimato di RM1,98 milioni ($452.500).
Tale metodo di distruzione non è nuovo. Anche nel 2021, la polizia della città di Miri, nello Stato di Sarawak, distrusse in modo analogo oltre 1.000 miner di Bitcoin.