Le forze armate venezuelane sequestrano 35 macchine dedicate al mining di Bitcoin per contrastare le operazioni illegali nel Paese.
L’8 settembre l’esercito venezuelano ha comunicato di aver sequestrato 35 miner di Bitcoin in un’operazione condotta nello Stato di Guárico, come parte di una campagna di contrasto alle attività di mining illegale. Secondo il Comando Strategico Operativo delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (CEOFANB), i soldati hanno confiscato non solo i miner, ma anche 30 “estrattori” e potenti ventilatori elettrici.
Il comandante operativo strategico, Domingo Hernández Lárez, ha dichiarato che l’attività non aveva i permessi o le licenze necessarie per condurre operazioni di mining nel Paese. Il Venezuela richiede la registrazione delle attività di mining, degli exchange di criptovalute e dei servizi legati agli asset digitali.
L’operazione è stata eseguita in collaborazione con funzionari del Ministero Pubblico, che hanno perquisito una casa situata nel distretto di El Mirador, nel comune di Juan Germán Roscio Nieves. Durante la perquisizione sono stati sequestrati anche due veicoli.
Politica del governo sul mining
Secondo il governo venezuelano molte attività di mining utilizzano connessioni illegali al Sistema Elettrico Nazionale (SEN), contribuendo ai frequenti blackout del Paese. Il Ministero dell’Energia Elettrica ha dichiarato che la lotta contro le operazioni illegali contribuirebbe a ridurre la pressione sulle reti elettriche, permettendo di offrire un servizio efficiente e affidabile ai cittadini venezuelani.