Nonostante l’approvazione dell’ETF spot su Ethereum la posizione dell’amministrazione Biden sulle criptovalute non cambia: tutte le mosse contro il settore.
Il 30 maggio, attraverso un post su X, Scott Johnsson, avvocato presso il gruppo finanziario Van Buren Capital, ha esposto delle critiche riguardanti una serie di azioni e politiche intraprese dall’amministrazione Biden nei confronti del settore delle criptovalute. Johnsson sostiene che, nonostante alcune azioni positive come l’approvazione dell’ETF spot su Ethereum, la posizione dell’amministrazione Biden resta fortemente antagonista verso Bitcoin e le criptovalute.
Rifiuto della regola bancaria del “fair access”
Johnsson inizia la sua analisi affrontando il rifiuto da parte dell’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) di approvare la regola bancaria del “fair access’“. La regola del “fair access” nel sistema bancario degli Stati Uniti, sostenuta dall’ex Comptroller Brian Brooks, è una norma che mira a garantire l’accesso equo e non discriminatorio ai servizi bancari per tutti i clienti, evitando che le banche possano negare servizi finanziari per motivi politici o ideologici o per fattori come la razza, il genere o il livello di reddito. Il rifiuto di approvare tale regola da parte dell’amministrazione Biden dimostra una forte resistenza a smantellare le normative che discriminano a livello finanziario le imprese che lavorano nel mondo degli asset digitali.
Le azioni della Sec
Johnsson continua la sua analisi sottolineando tutte le azioni compiute dalla Sec negli ultimi mesi. Numerose azioni di enforcement sono state intraprese contro i principali exchange come Coinbase, Binance e Kraken. Johnsson descrive tali azioni basate su una “definizione di sicurezza estremamente espansiva e inimmaginabile”, che ha portato a un clima di incertezza tra le imprese del settore riguardo a possibili azioni legali e all’ampia applicazione della legge sulle security finanziarie.
Altre azioni della Sec includono l’invio di numerosi Wells Notice ad aziende come Consensys, Uniswap Labs e Paxos. Inoltre la Sec ha esteso la “regola del dealer” anche alle piattaforme DeFi, richiedendo loro di registrarsi come exchange e conformarsi al Regulation ATS, un insieme di norme stabilite dalla commissione per regolare le piattaforme di trading che non operano secondo le regole nazionali. Per la Sec la definizione di “dealer” si applica a chiunque svolga attività di negoziazione di security, inclusi gli asset digitali. Tale decisione punta a mettere in discussione la natura decentralizzata delle piattaforme DeFi, sollevando dubbi sulla loro capacità di operare nell’attuale quadro normativo.
Manovre dell’IRS e azioni del DoJ
Di recente l’IRS, l’agenzia responsabile della riscossione delle tasse federali, ha esteso la propria definizione di “broker” per potenzialmente includere individui ed entità oltre ai broker tradizionali. Tale cambiamento potrebbe avere implicazioni per le piattaforme DeFi, limitando le loro operazioni negli Stati Uniti.
Johnsson mette anche in luce l’allontanamento del Dipartimento di Giustizia (DoJ) dalle linee guida stabilite dal FinCEN nelle sue azioni contro Tornado Cash e Samourai Wallet, accusati di operare senza una licenza da Money Service Business.
Barriere bancarie e istituzionali
L’analisi prosegue con la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) che ha suggerito alle banche di mantenere una soglia di deposito di criptovalute al 15%. Allo stesso modo il rifiuto da parte della Federal Reserve della richiesta di Custodia Bank per diventare membro del Federal Reserve System e il suo rifiuto di concederle un master account dimostrano uno sforzo collettivo per limitare il coinvolgimento delle criptovalute nel settore bancario.
Inoltre, la Federal Reserve, la FDIC e l’OCC hanno contemporaneamente emesso dichiarazioni che evidenziano i rischi percepiti dalle banche impegnate con le criptovalute, scoraggiando l’esposizione diretta agli asset digitali.
Resistenza politica e legislativa
Anche all’interno del partito democratico USA non mancano figure contrarie al settore degli asset digitali. Il Digital Asset Anti-Money Laundering Act (DAAMLA), promosso dalla senatrice Elizabeth Warren, propone severe restrizioni sulle criptovalute che rappresenterebbero quasi un ban de facto.
Johnsson sottolinea anche le minacce di veto da parte del presidente Biden contro la risoluzione H.J.Res. 109, la quale annullerebbe le linee guida del comunicato SAB 121 dello staff della Sec.
Secondo Johnsson le azioni dell’amministrazione Biden rappresentano una serie di ostacoli regolamentari, legislativi ed applicativi che ostacolano significativamente il potenziale di Bitcoin e delle criptovalute negli Stati Uniti.