Ventisei anni fa Wei Dai gettò le basi per il primo sistema di pagamento digitale decentralizzato.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Bitcoin non è la prima applicazione della tecnologia nota come blockchain che poi si è evoluta negli anni, ma è il risultato di una ricerca lunga 40 anni di sperimentazioni, paper e tentativi precedenti falliti.
B-money, proposto dal crittografo e informatico Wei Dai, fu uno dei diversi precedenti tentativi di creare una moneta digitale decentralizzata. Nel novembre del 1998 Wei Dai propose un primo sistema di pagamento digitale decentralizzato, di fatto un precursore di Bitcoin. Nonostante non abbia mai visto una reale implementazione, il concetto di B-money rappresentò un’importante fonte di ispirazione per lo sviluppo di Bitcoin, tanto da essere citato nel whitepaper da Satoshi Nakamoto.
Le origini di B-money
Wei Dai, laureato in informatica all’Università di Washington, fu sempre molto attivo nella comunità cypherpunk negli anni ’90. Nel mese di novembre del 1998, Dai pubblicò un paper intitolato “B-money: un sistema di denaro elettronico anonimo e distribuito”, delineando una visione per una moneta digitale che operasse senza autorità centrale. Dai suggerì l’utilizzo di un registro pubblico per registrare tutte le transazioni, un concetto successivamente adottato da Bitcoin.
I principi di B-money
La proposta di Dai si basava su quattro principi:
- Decentralizzazione: B-money mirava a eliminare la necessità di intermediari centralizzati, affidandosi a una rete di partecipanti che mantenevano un registro collettivo delle transazioni.
- Anonimato: le transazioni sarebbero state effettuate tra pseudonimi digitali, garantendo la privacy degli utenti.
- Proof of Work: l’emissione di nuova valuta avrebbe richiesto la risoluzione di problemi computazionali, un concetto che anticipava il sistema di mining utilizzato in Bitcoin. Tuttavia, mancavano ancora meccanismi chiari per incentivare i partecipanti a mantenere la rete e verificare le transazioni.
- Smart contract: Dai propose l’uso di firme digitali per creare contratti che si eseguivano automaticamente, anticipando l’idea degli smart contract.
Nel suo articolo Dai delineò due protocolli distinti per l’implementazione di B-money.
Primo protocollo
In questo schema ogni partecipante manteneva un registro delle transazioni. La creazione di nuova valuta avveniva attraverso la risoluzione di problemi computazionali, con le soluzioni trasmesse a tutta la rete. Tuttavia, tale approccio richiedeva un canale di trasmissione sincrono e non intercettabile, una condizione difficile da soddisfare nella pratica.
Secondo protocollo
Per superare le limitazioni del primo protocollo, Dai propose un sistema in cui un insieme di server affidabili manteneva il registro delle transazioni. I server verificavano le transazioni e aggiornavano il registro collettivo, riducendo la necessità di un canale di comunicazione perfetto. Basandosi su una rete di server affidabili però, il secondo protocollo introduceva un elemento di fiducia che poteva essere vulnerabile.
L’eredità di B-money
B-money rappresentò un passo fondamentale nel percorso per arrivare a Bitcoin, offrendo una visione che anticipò alcune delle sue caratteristiche come la Proof of Work, i registri distribuiti e gli smart contract. Sebbene non venne mai implementato, il lavoro di Wei Dai gettò le basi per lo sviluppo di Bitcoin.