Cina e Russia usano Bitcoin per regolare transazioni energetiche, segnalando un potenziale allontanamento dal dollaro Usa.
Secondo un recente report di VanEck, Cina e Russia hanno iniziato a utilizzare Bitcoin per regolare alcune transazioni commerciali nel settore energetico. Tale mossa si inserisce in un contesto di tensioni commerciali globali, esacerbate dall’introduzione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump lo scorso 2 aprile, diretti principalmente alle importazioni cinesi.
Matthew Sigel, responsabile della ricerca sugli asset digitali presso VanEck, ha evidenziato come l’interesse per Bitcoin come meccanismo di regolamento stia assumendo connotazioni più pratiche. Non solo grandi potenze commerciali come Cina e Russia stanno abbracciando tale modalità di pagamento, ma anche Paesi come la Bolivia hanno annunciato piani per importare elettricità attraverso pagamenti basati su criptovalute. Inoltre, il colosso energetico francese EDF sta valutando l’impiego del mining di bitcoin come soluzione per sfruttare il surplus di elettricità attualmente esportato in Germania. Secondo Sigel, i dazi imposti dall’amministrazione Trump potrebbero accelerare l’utilizzo di bitcoin negli scambi commerciali.
Stando a quanto dichiarato dalla governatrice della banca centrale russa Elvira Nabiullina alla Duma di Stato il 9 aprile, le imprese in Russia stanno esplorando gli asset digitali e mostrando interesse per i pagamenti in criptovalute sotto un regime legale sperimentale.
Gli investitori stanno osservando con attenzione anche l’evoluzione della posizione della Federal Reserve, ha aggiunto Sigel. Storicamente, le svolte accomodanti nelle aspettative sui tassi d’interesse e l’aumento delle condizioni di liquidità hanno favorito le performance di Bitcoin, come sottolineato dall’analista. Un indicatore chiave rimane l’indice del dollaro USA (DXY): un persistente indebolimento del dollaro potrebbe rafforzare Bitcoin come copertura macroeconomica, ha suggerito Sigel.