Il panel finale del BitCare Forum 2025 ha visto i principali esperti italiani confrontarsi sui potenziali aggiornamenti e sulla difficoltà di implementare cambiamenti al protocollo.
Il panel “Il futuro di Bitcoin: o gloria o morte”, tenutosi il 10 maggio durante il BitCare Forum 2025, ha riunito alcune delle voci più autorevoli del panorama italiano per dibattere sul futuro degli aggiornamenti al protocollo. Federico Tenga, David Coen, Giacomo Zucco, Marco Argentieri e Guybrush hanno offerto una disamina tecnica delle sfide che attendono Bitcoin.

Il tema dominante della discussione è stato lo scetticismo sulla capacità della comunità di coordinarsi per implementare nuovi soft fork. I relatori hanno evidenziato come anche proposte minimamente invasive generino dibattiti accesi e interminabili.
“Realisticamente vedo molto difficile riuscire a fare altri soft fork perché anche proposte poco contenziose, come il dibattito su OP_RETURN, vengono ostacolate o bloccate “, ha affermato Tenga. “Spesso la maggior parte degli utenti non sa neanche che c’è una discussione in corso su un soft fork”, ha aggiunto.
Crisi di leadership
Un altro fattore critico identificato è la mancanza di figure carismatiche (“champion”) capaci di guidare la comunità verso l’adozione di nuovi aggiornamenti. Dopo le “fork wars” e l’implementazione di Taproot, Bitcoin è entrato in una fase di vuoto di leadership, secondo Argentieri.
“Credo che il più grande problema per effettuare un soft fork sia la mancanza di una leadership credibile. Se non c’è una persona che ha una storia, una reputazione, è difficile andare avanti”, ha commentato Argentieri.
Si è parlato anche delle criticità relative alla moderazione del repository GitHub e in particolare del caso OP_RETURN. A riguardo, Zucco ha criticato il processo decisionale centralizzato: “L’idea di avere un solo repository su GitHub dove delle persone che non conosciamo, che non sappiamo chi sono, decidono quali commenti vengono inseriti e quali vengono chiusi, chiudono dei thread, poi li riaprono… Questo è un problema di processo“.
Paradossalmente, questa resistenza all’innovazione viene interpretata anche come un meccanismo di difesa intrinseco di Bitcoin contro potenziali cambiamenti dannosi. Se è difficile implementare modifiche utili, diventa quasi impossibile introdurre cambiamenti potenzialmente pericolosi, ha dichiarato Tenga.
“Se non si riesce nemmeno a fare un soft fork per introdurre un operatore con un impatto minimo, figurati provare a farne uno per cose pericolose come la censura. Se falliamo già su cambiamenti sensati e su cui nessuno avrebbe grosse obiezioni — significa che questo meccanismo di resistenza all’innovazione è, di fatto, una forma di difesa”, ha osservato Tenga.
Il ruolo degli ETF e istituzionali
L’ingresso di investitori istituzionali ed ETF nel mercato Bitcoin è stato identificato come un ulteriore freno all’innovazione. “Non può esserci anche una pressione derivata dal fatto che ormai i grandi investitori hanno tutto l’interesse a non cambiare niente, in modo tale che non si rompa niente?”, ha suggerito Guybrush.
Per Zucco l’idea è solo parzialmente vera, perché in caso di problemi tecnici chi possiede grandi quantità di bitcoin dovrebbe comunque essere favorevole a un aggiornamento che li risolva.
Secondo Tenga, questo interesse conservativo deriva più dalla preoccupazione di evitare di introdurre rischi tecnici che dal desiderio di bloccare l’innovazione: “Chi possiede grandi quantità di bitcoin, a meno che non venga convinto che un certo aggiornamento sia sicuro, difficilmente lo sosterrà”.
Aggiornamenti possibili
Nel corso del panel i relatori hanno analizzato varie proposte di aggiornamento:
- Great Consensus Cleanup: considerato l’aggiornamento più plausibile, in quanto mira a risolvere problematiche esistenti;
- Covenant (CTV): ritenuti troppo contenziosi per essere attivati nel breve periodo;
- CISA (Cross Input Signature Aggregation): proposta interessante per privacy e riduzione dei costi, ma con obiezioni tecniche data la difficoltà;
- Pay-to-Quantum-Resistant: considerato non urgente data l’improbabilità di minacce quantistiche nel prossimo futuro.
Dato l’attuale stallo a livello di protocollo di base, l’innovazione si sposterà sempre più sui livelli superiori, secondo gli speaker:
- Lightning Network: riconosciuto come l’unico protocollo layer 2 attualmente utilizzabile con una UX accettabile;
- Ark e RGB: visti come complementari a Lightning, con Ark che permette uno scaling “orizzontale”, grazie alla condivisione di un singolo UTXO tra più utenti.
- Sidechain e Fedimint: discussi come soluzioni con diversi compromessi di sicurezza e potenziali integrazioni.
Durante la discussione si è delineata anche la visione in cui il Lightning Network diventa non solo un insieme di canali, ma un linguaggio comune che permette l’interoperabilità tra diversi modelli di sicurezza.
“Io, insieme a Roy Sheinfeld, Ceo di Breez, stiamo portando avanti una crociata terminologica: la rete Lightning è una sorta di lingua franca. In questo senso, Ark e anche soluzioni più custodial come Liquid e Fedimint sono parte del LN… Così il LN diventa il linguaggio universale di Bitcoin”, ha spiegato Zucco.
La sfida della self-custody
I relatori hanno poi discusso se il problema della bassa adozione della self-custody e la tendenza degli utenti a preferire soluzioni centralizzate più comode come quelle offerte dagli exchange richieda modifiche al protocollo o semplicemente miglioramenti nell’educazione e nell’esperienza utente.
“La migliore attività non è cambiare protocollo, ma l’educazione… La self-custody è un problema di responsabilità e le persone normali non vogliono prendere responsabilità e questo non lo cambieremo mai”, ha sottolineato Argentieri.
Tenga ha prospettato uno scenario ciclico in cui le crisi, come i fallimenti degli exchange, spingono temporaneamente gli utenti verso la self-custody, salvo poi vederli tornare a soluzioni custodial in periodi di stabilità.
Secondo Coen è necessario sviluppare una user experience migliore e scalabile per rendere le opzioni decentralizzate accessibili anche ai meno esperti.
Il panel si è concluso con una nota ironicamente rassegnata sulla probabile assenza di cambiamenti significativi nel prossimo futuro.