Un report di Chainalysis rivela un aumento del 70% nei deflussi dagli exchange iraniani, raggiungendo i $4,2 miliardi.
In un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e instabilità economica, gli iraniani si sono rivolti sempre più alle criptovalute come strumento di protezione dei propri capitali durante lo scorso anno. Secondo l’ultimo report di Chainalysis, nel 2024 si è registrato un incremento dei deflussi dagli exchange iraniani, che hanno raggiunto i $4,2 miliardi, segnando un aumento del 70% rispetto all’anno precedente.
L’aumento nell’utilizzo delle criptovalute coincide con un periodo di particolare instabilità per l’economia iraniana, caratterizzato da una forte svalutazione della valuta locale e da un tasso di inflazione che oscilla tra il 40% e il 50%. La mancanza di accesso al sistema bancario globale, conseguenza delle sanzioni internazionali, ha spinto cittadini e imprese verso canali finanziari alternativi.
Bitcoin emerge come l’asset preferito in questo scenario, grazie alle sue caratteristiche di resistenza alla censura e alla possibilità di fare self-custody dei fondi. Chainalysis sottolinea come i picchi di utilizzo degli exchange crypto coincidano con eventi geopolitici significativi, come i lanci missilistici iraniani, e con il crescente clima di sfiducia verso le istituzioni governative.
Le autorità iraniane hanno tentato di arginare tale fuga di capitali con misure come il congelamento dei prelievi sugli exchange nazionali nel dicembre 2024, in risposta al crollo del rial iraniano. Parallelamente, gli sforzi di compliance a livello globale hanno portato a una riduzione del 23% dell’esposizione degli exchange stranieri ai clienti iraniani tra il 2022 e il 2024.
A livello internazionale, Chainalysis riporta che le giurisdizioni sotto sanzioni hanno ricevuto complessivamente $15,8 miliardi in criptovalute nel 2024, rappresentando il 39% di tutte le transazioni crypto illecite. L’Iran, insieme alla Russia, ha cercato di aggirare le sanzioni occidentali attraverso partnership con i Paesi del blocco BRICS e sistemi di pagamento basati su stablecoin, mentre l’Ufficio per il Controllo degli Asset Esteri (OFAC) degli Stati Uniti ha intensificato gli sforzi per contrastare tali transazioni.
Chainalysis conclude il report affermando:
“L’incremento nell’uso degli exchange iraniani suggerisce che un numero crescente di individui e istituzioni sta ricorrendo alle criptovalute per proteggere i propri risparmi e aggirare le restrizioni finanziarie”.