Tra promesse di modernizzazione, “privacy by design” e transazioni offline, il progetto della Bce avanza. Ma gli europei non sono interessati.
L’euro digitale rappresenta uno dei progetti di punta della Banca Centrale Europea nell’era della digitalizzazione finanziaria. Secondo l’istituto, in un contesto di crescente influenza delle stablecoin e delle tecnologie di pagamento statunitensi, l’euro digitale si propone come contromisura, puntando a salvaguardare l’autonomia finanziaria dell’Europa in un contesto geopolitico sempre più frammentato. Per la banca, “si tratterebbe di una valuta digitale della banca centrale, un equivalente elettronico del contante, che affiancherebbe banconote e monete, offrendo alle persone più scelta su come pagare”.
Tuttavia, l’euro digitale rimarrà ancorato al controllo centralizzato della Bce, sollevando interrogativi sulla reale natura innovativa del progetto e sulle sue implicazioni per la privacy dei cittadini europei.
Stato di sviluppo
Il progetto ha compiuto passi avanti negli ultimi anni. Dopo una fase di esplorazione conclusa nell’ottobre 2023, l’Eurotower ha avviato la fase preparatoria di una durata prevista di circa due anni. Durante tale fase, l’attenzione è stata incentrata sulla finalizzazione delle regole per la distribuzione dell’euro digitale e sullo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche necessarie.
Gli ultimi due report di avanzamento pubblicati dalla Banca Centrale nel giugno e dicembre 2024 evidenziano i progressi nell’ambito della definizione dell’architettura tecnica e dei modelli di implementazione. Particolare attenzione è stata dedicata alla progettazione di un sistema che bilanci funzionalità, sicurezza e privacy, sebbene quest’ultimo aspetto continui a suscitare forti scetticismi.
La Bce ha stabilito collaborazioni con diverse istituzioni finanziarie europee per testare l’interoperabilità dell’euro digitale con i sistemi di pagamento esistenti. Su un pool di 54, la Bce ha scelto cinque fornitori destinati a specifici casi d’uso:
- Worldline per i pagamenti offline peer-to-peer;
- CaixaBank per quelli online peer-to-peer;
- Epi per i pagamenti PoS iniziati da chi paga;
- Nexi per quelli iniziati da chi riceve il pagamento;
- Amazon per i pagamenti nell’e-commerce.
Stando ad alcune dichiarazioni, la Bce potrebbe optare per un modello ibrido, in cui l’infrastruttura di base rimane sotto il controllo diretto dell’autorità centrale, mentre la distribuzione e alcuni servizi accessori vengono delegati a intermediari supervisionati, come le banche commerciali. Tuttavia, la Bce non ha confermato l’uso di una DLT (distributed ledger technology) come tecnologia principale per il sistema. L’Eurosistema sta sperimentando diverse tecnologie, sia centralizzate che decentralizzate, ma non è ancora stata presa una decisione in merito.
Caratteristiche tecniche
Modello UTXO
Il modello UTXO (Unspent Transaction Output) è uno degli approcci tecnici in fase di studio per il funzionamento dell’euro digitale. Tale struttura, resa celebre da Bitcoin, traccia i fondi attraverso una serie di output di transazioni non spesi, piuttosto che utilizzare un sistema di saldi come in un conto corrente tradizionale. Nell’ambito dell’euro digitale, il sistema UTXO consentirebbe di gestire i pagamenti in modo efficiente, supportando transazioni condizionali senza l’uso di smart contract. La Bce ha testato un motore di regolamento basato su UTXO, chiamato N€XT, durante la fase di prototipazione. Tale componente tecnologico elabora le transazioni di pagamento, finanziamento del wallet e deflussi dell’euro digitale ed è progettato per essere scalabile orizzontalmente, sfruttando tecnologie come lo sharding e un’architettura basata su microservizi per garantire bassa latenza e alta resilienza, anche in caso di volumi elevati di transazioni.

Limite di detenzione a €3000
Una delle caratteristiche più controverse dell’euro digitale è il limite di detenzione proposto a €3000 per singolo wallet. Francoforte giustifica tale restrizione come una misura necessaria per prevenire fughe di capitale dal sistema bancario tradizionale e preservare la stabilità finanziaria. Secondo la Bce, un limite di questo tipo garantisce che l’euro digitale rimanga principalmente uno strumento di pagamento, evitando che diventi una forma di risparmio che potrebbe sottrarre liquidità alle banche commerciali.
La soluzione tecnica proposta prevede un sistema “reverse waterfall”, che trasferirebbe automaticamente gli euro digitali in eccesso su conti bancari tradizionali, assicurando il rispetto del limite massimo.
Zero commissioni e transazioni offline
Secondo quanto affermato nei vari report della Bce, l’euro digitale sarà un “bene pubblico”,come contanti e monete, garantendo pagamenti senza commissioni per gli utenti finali. Una delle caratteristiche distintive è la possibilità di funzionare anche offline, permettendo transazioni senza bisogno di una connessione Internet, ovunque e in qualsiasi momento, con un livello di privacy paragonabile a quello del contante, sostiene Francoforte. Tale modalità offline sarà resa possibile da un sistema di comunicazione diretta tra dispositivi (peer-to-peer), che avviene senza intermediazione di server centrali o banche, utilizzando tecnologie di prossimità come NFC (Near Field Communication).
Il meccanismo si baserà su un sistema di pre-caricamento del wallet digitale, che potrà essere effettuato online o presso terminali ATM dedicati, permettendo di trasferire una quota di euro digitali direttamente sul dispositivo dell’utente. La validazione delle transazioni sarà gestita da elementi di sicurezza integrati, come chip crittografici già presenti negli smartphone e nelle carte contactless (secure element), che garantiranno l’autenticità dell’operazione mantenendo i dati della transazione esclusivamente sui dispositivi coinvolti.
Per quanto riguarda la distribuzione, la Bce ha proposto uno schema di ripartizione dei costi che offrirebbe ai fornitori di servizi di pagamento, come le banche, incentivi economici equi per coprire gli oneri operativi legati alla distribuzione dell’euro digitale. Come avviene attualmente per altri sistemi di pagamento, i fornitori di servizi potrebbero addebitare commissioni agli esercenti, ma queste sarebbero soggette a un massimale, come indicato dalla Commissione europea nella proposta legislativa. L’Eurosistema si occuperà di sostenere i costi necessari per la realizzazione dell’infrastruttura, cercando di ridurre al minimo gli investimenti aggiuntivi per gli intermediari sfruttando il più possibile le infrastrutture esistenti.
Privacy by design?
Nei suoi report la Bce ribadisce che l’architettura dell’euro digitale sarà progettata con una forte attenzione alla tutela della privacy, offrendo soluzioni differenziate per le diverse modalità di utilizzo. Nelle transazioni offline, il sistema replicherebbe la discrezione tipica del contante, mantenendo le informazioni confinate esclusivamente sui dispositivi dei soggetti coinvolti, senza necessità di connessione internet.
Per le operazioni online, l’Eurosistema sta sviluppando un’infrastruttura che, pur garantendo la tracciabilità necessaria per il funzionamento del sistema, introdurrebbe barriere tecnologiche per impedire la correlazione diretta tra transazioni e identità specifiche. Tale risultato sarebbe ottenuto attraverso l’integrazione di metodologie crittografiche come la pseudonimizzazione, che sostituirebbe gli identificativi personali con codici non riconducibili all’individuo; le funzioni di hashing, che trasformerebbero i dati in sequenze alfanumeriche irreversibili; e protocolli di cifratura, che renderebbero i contenuti informativi inaccessibili a osservatori non autorizzati.
Tuttavia, è da sottolineare che la Banca Centrale descrive queste misure in modo estremamente generico, senza fornire dettagli tecnici specifici. Non è chiaro, ad esempio, quali algoritmi di hashing o protocolli di cifratura verranno effettivamente utilizzati, né come verrà garantita l’effettiva non correlabilità delle transazioni con le identità degli utenti. In altre parole, non c’è trasparenza alcuna su quali strumenti tecnologici stia sviluppando Francoforte, e i cittadini non hanno modo di conoscere, ad oggi, i dettagli operativi del sistema.
Secondo quanto dichiarato, gli intermediari che forniscono servizi di pagamento avranno accesso solo alle informazioni indispensabili per rispettare gli obblighi normativi, come quelli in materia di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo. Qualsiasi utilizzo ulteriore dei dati a scopo commerciale sarà possibile solo previo consenso esplicito dell’utente, dichiara la Bce.
Non è chiaro però quali dati siano considerati “indispensabili”, né come verrà garantita la separazione tra informazioni strettamente necessarie e dati potenzialmente invasivi. L’Eurotower non ha fornito dettagli specifici su quali informazioni saranno accessibili agli intermediari.
Modelli in fase di studio: wholesale vs retail
Wholesale – per banche e istituzioni
Il modello wholesale – ovvero all’ingrosso – dell’euro digitale sarà progettato specificamente per le transazioni interbancarie e istituzionali, con l’obiettivo di ottimizzare i trasferimenti di liquidità tra banche centrali, commerciali e altre istituzioni finanziarie. Tale approccio mira a ridurre i costi operativi e le tempistiche di regolamento.
La Bce ha sottolineato che l’implementazione wholesale consentirà il regolamento in tempo reale (RTGS – Real-Time Gross Settlement), garantendo la finalità delle transazioni attraverso il controllo diretto dell’autorità centrale. Il sistema sarà progettato per integrarsi con TARGET, la piattaforma di regolamento interbancario dell’Eurosistema, e con altri sistemi di pagamento esistenti.
Retail – per i cittadini
Il modello retail, destinato ai cittadini e alle imprese, rappresenta l’aspetto più visibile e potenzialmente impattante della nuova valuta digitale. Tale modello promette accesso diretto a una forma di moneta emessa dalla banca centrale, resa disponibile attraverso wallet digitali, con la possibilità di effettuare pagamenti sia online che offline. La Bce ha sottolineato che l’euro digitale retail sarà progettato per essere inclusivo, garantendo l’accesso anche a fasce di popolazione attualmente unbanked.
Apertura e utilizzo del conto
L’accesso all’euro digitale sarà garantito attraverso diverse modalità istituzionali, offrendo ai cittadini la possibilità di aprire un wallet digitale presso il proprio istituto bancario di fiducia, enti pubblici, o direttamente tramite un’applicazione ufficiale fornita dalla Bce. L’alimentazione del wallet potrà avvenire mediante trasferimenti dal conto corrente tradizionale, depositi di contanti presso ATM abilitati, o servizi offerti da enti pubblici territoriali.

Potenziali vantaggi
Con l’introduzione dell’euro digitale, la Bce promette un aumento dell’efficienza nei pagamenti transfrontalieri, riducendo i tempi e i costi associati alle transazioni internazionali.
Dal punto di vista macroeconomico, la banca sostiene che l’euro digitale rafforzerebbe la sovranità monetaria europea in un panorama globale sempre più minacciato da valute digitali straniere, stablecoin e metodi di pagamento statunitensi. Come ha sottolineato Philip Lane, economista capo della Bce, l’affermazione di stablecoin legate al dollaro potrebbe minare il controllo della Bce sulla propria valuta e limitare l’efficacia della sua politica monetaria.

Critiche e preoccupazioni
La privacy rappresenta la principale preoccupazione legata all’introduzione dell’euro digitale. Nonostante le rassicurazioni della Bce sul rispetto della riservatezza dei dati degli utenti, la natura centralizzata di una valuta digitale implica la possibilità di una sorveglianza finanziaria su larga scala. Le dichiarazioni della presidente Christine Lagarde sull’impegno per la privacy non convincono pienamente data l’architettura tracciabile e centralizzata del sistema proposto.
Come ha sottolineato in passato Agustín Carstens, capo della Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS):
“La moneta digitale della banca centrale non sarà come il contante; la banca centrale avrà il controllo assoluto su ciò che accade al denaro”.
A differenza di Bitcoin, dove la pseudonimità è garantita dal design del protocollo, l’euro digitale richiede agli utenti di fidarsi che la Bce non abusi del suo accesso ai dati transazionali.
Inoltre l’impatto sul sistema bancario tradizionale costituisce un’altra preoccupazione. Nonostante i limiti di detenzione, l’introduzione di un’alternativa digitale sicura ai depositi bancari potrebbe accelerare il deflusso di fondi dalle banche commerciali durante periodi di instabilità finanziaria.
Sebbene la Bce abbia esplicitamente escluso la possibilità di un euro digitale programmabile, il rischio di restrizioni arbitrarie su come e dove i cittadini possano spendere il proprio denaro rimane un tema delicato. Un euro digitale programmabile potrebbe trasformarsi in uno strumento di controllo sociale, limitando spese considerate “non essenziali” o imponendo modelli di consumo allineati con obiettivi politici. Ciò potrebbe aprire la strada a possibili abusi, come la sorveglianza finanziaria, la discriminazione basata sugli acquisti, una tassazione improvvisa o, nel peggiore dei casi, l’implementazione di un sistema simile al “Social Credit System” cinese.
L’euro digitale potrebbe inoltre diventare uno strumento di politica monetaria più diretto, permettendo l’implementazione di misure come tassi di interesse negativi o helicopter money con maggiore efficacia.
Un altro aspetto critico riguarda la sicurezza informatica. Le CBDC, essendo interamente digitali e centralizzate, potrebbero rappresentare un bersaglio per attacchi informatici. La concentrazione di tutti i dati finanziari dei cittadini nelle infrastrutture digitali delle banche centrali aumenterebbe il rischio di intrusioni, con possibili conseguenze sulla sicurezza economica. Un’eventuale violazione potrebbe esporre milioni di persone a furti di identità su vasta scala.
Infine, l’integrazione dell’euro digitale con i sistemi di pagamento esistenti e la sua effettiva utilità in un contesto già ricco di soluzioni digitali private rimangono punti interrogativi. Con l’ampia offerta di strumenti fintech disponibili, è davvero necessario introdurre un euro digitale? Quali sarebbero i reali vantaggi dell’euro digitale rispetto ai sistemi di pagamento privati già disponibili? Uno degli obiettivi dichiarati dalla Bce è ridurre la dipendenza dalle infrastrutture di pagamento statunitensi come Visa, Mastercard, Apple, Google e PayPal.
Nonostante l’obiettivo prefissato da Francoforte, l’effettiva necessità di un euro digitale rimane dubbia. Tale incertezza si riflette anche nello scarso interesse dei cittadini europei: uno studio della Bce ha infatti evidenziato una forte preferenza per i metodi di pagamento tradizionali e una diffusa indifferenza verso la nuova valuta. Su un campione di 19.000 persone in 11 Paesi, solo una minima parte ha ipoteticamente allocato fondi all’euro digitale, privilegiando invece contanti e conti bancari tradizionali.
Il tutto per un progetto il cui costo è stimato tra i €400 milioni e €1 miliardo, come rivelato da Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Bce.
Futuri sviluppi e timeline
Come dichiarato dalla presidente Lagarde, il calendario della Bce prevede la conclusione della fase preparatoria entro ottobre 2025, seguita da una decisione formale sull’emissione dell’euro digitale. Se approvato dal Parlamento Europeo, dal Consiglio Europeo e dalla Commissione Europea, il progetto entrerebbe in una fase di implementazione graduale, con un roll-out completo previsto non prima del 2027-2028.

I test pilota attualmente in corso forniranno i dati per affinare l’architettura tecnica e le politiche di implementazione. Particolare attenzione è rivolta alla scalabilità del sistema, con l’obiettivo di supportare potenzialmente centinaia di milioni di utenti e miliardi di transazioni annuali. La roadmap prevede inizialmente l’introduzione di funzionalità di base per i pagamenti retail, per poi espandersi gradualmente verso casi d’uso più complessi, come transazioni condizionali per il commercio e l’integrazione con le identità digitali europee.