Continuano le udienze tra il sedicente Satoshi Nakamoto e l’organizzazione no-profit COPA: il resoconto degli ultimi giorni.
Le giornate di giovedì, venerdì e lunedì hanno visto il prosieguo dell’esame dei testimoni per Craig Wright. Oggi, martedì 13 febbraio, è stato il penultimo giorno di interrogatorio.
Dopo aver messo in discussione persino le competenze dei propri esperti, Wright ha ammesso la manipolazione di alcuni documenti. L’ammissione è arrivata dopo la presentazione di diverse prove da parte della COPA che hanno evidenziato discrepanze temporali nei file e la presenza di font non disponibili al momento della redazione dei documenti.
Ciò nonostante Wright ha dichiarato di non essere l’autore di tali modifiche, sostenendo di essere stato incastrato da entità che desiderano accusarlo di essere un truffatore.
Durante il processo Wright ha attribuito le falsificazioni a vari fattori esterni, tra cui errori da parte di ex avvocati, sabotaggi da parte di dipendenti scontenti, accessi non autorizzati al suo computer, hacking da parte di attori malintenzionati e persino anomalie non specificate all’interno dell’ambiente IT che potrebbero aver alterato i file autonomamente.
Wright ha poi negato di essere stato finanziato dal miliardario Calvin Ayre per sostenere le spese legali, affermando di aver ricevuto soltanto “un prestito”. Tale dichiarazione è in contrasto con le affermazioni pronunciate nella causa “Wright vs. McCormack”, dove l’imprenditore australiano ha riconosciuto il supporto finanziario da parte di Ayre.
Nella giornata di lunedì 12 febbraio, in occasione di un breve scambio di domande e risposte tra l’avvocato della COPA Jonathan Hough e Wright riguardo alle comunicazioni via e-mail tra Gavin Andresen e Satoshi Nakamoto, Wright si è inizialmente riferito a Satoshi in terza persona, per poi subito correggersi dichiarando: “Sta risp… sto rispondendo al tracciamento dei bug. GitHub era migliore per il tracciamento dei bug”.
Quando gli è stata posta la domanda sul suo lavoro sul codice originale di Bitcoin, Wright ha accusato Gregory Maxwell di aver hackerato i suoi server e ha attribuito all’attacco la perdita di tutte le sue prime comunicazioni private sotto lo pseudonimo di Satoshi.
Con il prosieguo dell’interrogatorio Wright ha anche accusato Adam Back, noto cypherpunk e attuale Ceo di Blockstream, di non aver inviato al tribunale tutte le email scambiate nel 2009 come prova per l’attuale causa. Wright ha affermato che Back, durante le loro prime interazioni, non avesse provato il “sistema” Bitcoin né letto il white paper.
Ha poi sostenuto che Back avesse violato le leggi relative ai servizi finanziari “incoraggiando le persone a vendere le loro case per comprare bitcoin, affermando in modo irresponsabile che gli investitori avrebbero potuto “arricchirsi”“.
Sempre nel corso della giornata di lunedì, la moglie di Wright ha dichiarato di aver trovato, durante il weekend, una scatola piena di vecchi documenti che, secondo Wright, sarebbero le prove definitive per la sua tesi. Wright ha intenzione di presentare i nuovi documenti al tribunale nonostante la richiesta sia piuttosto tardiva.
Secondo il team di BitMEX Research, il giudice Mellor respingerà il tentativo di presentazione delle nuove prove.
Per alcuni, tale rifiuto da parte del giudice potrebbe trasformarsi in una storia mediatica a favore di Wright. Anche se Wright dovesse perdere la causa legale, potrebbe sempre rifarsi alla scatola appena ritrovata e affermare che la sconfitta è giunta soltanto perché il giudice non ha accettato la sua richiesta di presentazione delle nuove prove.