La chiusura del Gold Exchange Standard nel 1971 ha trasformato il concetto di moneta. Scopriamone le implicazioni
- Chi ha posto fine al Gold Exchange Standard e perché
- Azzardo morale e più riserva frazionaria
- L’amplificazione dell’effetto Cantillon: la crescente disuguaglianza
- Il ruolo di Bitcoin
Chi ha posto fine al Gold Exchange Standard e perché
Nel 1971, il Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, sospese la convertibilità del dollaro in oro, inaugurando l’era del denaro fiduciario. Questa decisione non fu casuale; era motivata da una serie di pressioni economiche come il deficit commerciale e il crescente costo della guerra in Vietnam.
Finanziare un conflitto bellico di tale portata richiedeva risorse enormi. Il governo americano iniziò quindi stampare dollari in quantità significative per coprire i costi della guerra. Questo ebbe un effetto importante in termini di deprezzamento: con più dollari in circolazione e una quantità di oro costante come riserva, il corrispettivo d’oro per ogni dollaro diminuiva. Paesi come la Francia e il Regno Unito, vedendo il deprezzamento e iniziando a perdere fiducia negli USA, iniziarono a richiedere il cambio dei loro dollari con oro, mettendo ulteriore pressione sulle riserve auree degli Stati Uniti.
Le stime variano, ma si calcola che il costo totale della guerra in Vietnam per gli Stati Uniti sia stato di circa $168 miliardi, equivalenti a più di $1.000 miliardi di oggi, se si tiene conto dell’inflazione. Questa spesa ha portato a un deficit di bilancio federale enorme, aggravato dalla necessità di stampare più dollari, che a sua volta ha portato a una maggior inflazione. Tra il 1965 e il 1969, le riserve d’oro degli Stati Uniti caddero da 17.000 tonnellate a circa 10.000 tonnellate, mentre le passività estere aumentarono. Il deterioramento fiscale e monetario rese impraticabile mantenere il sistema basato sull’oro, portando alla storica decisione di Nixon nel 1971.
Da allora la moneta cambiò definizione: da rappresentazione di un valore scarso (l’oro) divenne a tutti gli effetti fiduciaria. Da allora, il valore del denaro dipende unicamente dalla fiducia nelle istituzioni politiche e finanziarie che lo controllano in regime di monopolio. Il risultato? Spesa incontrollata, bolle di credito e inflazione. Nel 1971, il rapporto debito/pil degli Stati Uniti si attestava intorno al 35%. Da allora, è cresciuto fino a oltre il 100%.
Sempre dal 1971 l’indice dei prezzi al consumo USA (CPI) è aumentato di oltre il 500%. I salari medi reali, tuttavia, sono cresciuti solo del 10%, creando un divario sempre più ampio tra reddito e costo della vita.
Azzardo morale e più riserva frazionaria
Dopo la fine dello standard aureo nel 1971. Un fattore di particolare rilevanza è l’incremento dei salvataggi bancari, un fenomeno che fornisce una chiara dimostrazione del concetto di azzardo morale nel sistema bancario post-1971.
Prima del 1971, i salvataggi bancari erano relativamente rari negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali. Negli USA tra il 1934 (anno di istituzione della Federal Deposit Insurance Corporation, FDIC) e il 1971, sono stati registrati meno di 10 salvataggi di istituzioni finanziarie di rilievo.
Dal 1971 in poi la storia è stata ben diversa. Tra il 1971 e il 2020, più di 3.000 istituzioni finanziarie sono state salvate, soccorse o liquidate con l’intervento delle autorità federali negli Stati Uniti. Alcuni degli esempi più noti includono il salvataggio di Continental Illinois nel 1984, la crisi dei Savings and Loan negli anni ’80 e, naturalmente, la crisi finanziaria globale del 2008, che ha visto salvataggi su una scala senza precedenti.
La riserva frazionaria era pratica comune anche sotto lo standard aureo, la fine dell’ancoraggio della moneta all’oro ha amplificato il fenomeno. Le banche hanno avuto maggiore libertà nell’emettere crediti con un rapporto di leva più alto. Il messaggio implicito ai mercati era che, in caso di problemi, il governo sarebbe intervenuto per salvare le banche, incentivando così una maggiore presa di rischio. Questo ciclo di rischio e salvataggio ha avuto un effetto corrosivo sulla fiducia pubblica e ha portato a una distorsione sistematica dell’integrità del sistema finanziario.
L’amplificazione dell’effetto Cantillon: la crescente disuguaglianza
Un altro effetto degno di nota legato alla fine del gold standard è l’intensificazione dell’effetto Cantillon, un fenomeno che descrive come la creazione di nuovo denaro influenzi in modo disuguale diversi segmenti della società. In termini semplici, coloro che ricevono prima il nuovo denaro in forma di credito – tipicamente i governi (dalle banche centrali), le grandi corporazioni (dai governi) e gli individui già benestanti (dalle grandi corporazioni e dalle banche) – beneficiano a spese di coloro che lo ricevono per ultimi, spesso i ceti più bassi della popolazione.
Negli Stati Uniti, l’indice di Gini – una misura comune della disuguaglianza di ricchezza – era di circa 0,386 nel 1970. Nel 2019, questo numero è salito a circa 0,485, indicando un aumento significativo nella disuguaglianza di reddito e di ricchezza.
Un altro indicatore rivelatore è la percentuale della ricchezza nazionale detenuta dall’1% più ricco. Nel 1971, l’1% più ricco deteneva circa il 20-22% della ricchezza totale. Fast-forward al 2020 e quel dato è salito a circa il 35%.
In un mondo ancorato all’oro, la capacità di creare nuovo denaro è limitata, il che tende a restringere l’effetto Cantillon. In un sistema di moneta fiduciaria, le banche centrali possono creare denaro senza particolari frizioni e, soprattutto, senza rendere conto a nessuno in quanto enti indipendenti. Il nuovo denaro entra per prima nelle mani delle istituzioni finanziarie e dei grandi investitori, che lo utilizzano per investire in asset come azioni, immobili e obbligazioni, facendo così aumentare i loro prezzi e arricchendo ulteriormente coloro che già detengono tali asset.
Il ruolo di Bitcoin
In un mondo caratterizzato dalla volatilità dei cicli economici e dall’accresciuta disuguaglianza di ricchezza, Bitcoin emerge come una soluzione potenzialmente rivoluzionaria. La sua struttura si pone in netto contrasto con i problemi associati alla moneta fiduciaria e offre una serie di vantaggi che potrebbero portare a un sistema economico più equo e stabile.
A differenza della moneta fiduciaria, che può essere creata in quantità illimitate dalle autorità monetarie, Bitcoin ha un’offerta massima fissa di 21 milioni di unità. Questa limitazione intrinseca elimina la possibilità di inflazione indotta dalla creazione di nuovo denaro, annullando quindi le conseguenze dell’effetto Cantillon e rendendo il sistema economico più equo per tutti i suoi partecipanti.
Bitcoin è un sistema aperto che consente a chiunque di partecipare al processo di creazione del nuovo denaro attraverso il mining. A differenza del sistema di moneta fiduciaria, dove le nuove unità di denaro vengono distribuite attraverso meccanismi che favoriscono le élite finanziarie, il mining di Bitcoin è aperto e competitivo. L’accesso al nuovo valore è uguale per tutti, la disuguaglianza non è insita nella natura stessa del sistema economico.
A differenza della moneta fiat, creata per decreto e non più garantita da alcun sottostante, i bitcoin sono garantiti dall’energia e dalla potenza computazionale necessarie per generarli attraverso il mining. Ogni bitcoin esistente rappresenta un certo quantitativo di energia spesa, fornendo così una forma di valore intrinseco oggi inesistente nel panorama delle valute tradizionali.