I profitti derivanti dal mining di Bitcoin raggiungono nuovi minimi storici: difficulty in costante aumento e mining pool sotto pressione.
L’industria del mining di Bitcoin sta affrontando un periodo di difficoltà in seguito all’halving avvenuto ad aprile: il 5 agosto la redditività dei miner ha raggiunto un nuovo minimo storico secondo i dati dell’Hashrate Index. L’hash price, indicatore che misura i margini di profitto del mining, è sceso al di sotto dei $36 per petahash al secondo (PH/s), un livello mai toccato prima. Tuttavia negli ultimi giorni la redditività sta lentamente tornando ad aumentare anche grazie alla risalita del prezzo di Bitcoin.
Strategie delle società di mining
Con il calo dell’hash price, anche i ricavi giornalieri delle società di mining sono diminuiti, passando da $40 milioni il 29 luglio a circa $24 milioni il 7 agosto.
Per le grandi società quotate in Borsa, come Marathon, CleanSpark, Core Scientific e Riot Platforms, un hash price così basso rappresenta un pericolo per la loro redditività, con costi di mining che superano i $60.000 per bitcoin al momento. Il 7 agosto il costo medio di produzione era di circa $83.600.
Per proteggersi dal calo dell’hash price gli operatori del settore hanno scelto di attuare diverse strategie: a luglio Marathon e Riot Platforms hanno deciso di mantenere le loro riserve di bitcoin, sperando in una futura rivalutazione del prezzo. Al contrario Core Scientific ha adottato una strategia opposta, liquidando il 100% dei bitcoin minati per coprire i propri costi operativi.
L’azienda di mining CleanSpark invece, ha rivelato di aver venduto soltanto 2,54 BTC rispetto ai 494 minati a luglio.
Difficulty ai massimi storici
L’1 agosto la difficoltà di mining ha raggiunto un nuovo massimo storico di 90,6 mila miliardi. Con il prossimo aggiustamento, atteso per il 14 agosto, la difficoltà dovrebbe calare di circa il 5%.
Per mantenere attive le proprie operazioni e puntare a una crescita futura, i miner devono adattarsi alle nuove condizioni di mercato post-halving.