Il nuovo quadro normativo sviluppato da Mosca facilita i pagamenti internazionali in criptovalute per le aziende del Paese.
Il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha confermato che le aziende russe stanno effettuando transazioni internazionali in bitcoin, grazie a nuove misure legislative. Tale mossa fa seguito alle sanzioni imposte dall’Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, che hanno fortemente limitato la capacità della Russia di effettuare pagamenti internazionali.
In un’intervista andata in onda su Russia 24 Siluanov ha dichiarato:
“Possiamo pagare la consegna di beni con asset finanziari digitali. È anche possibile utilizzare Bitcoin, che abbiamo minato qui nella Federazione Russa, all’interno del regime sperimentale. Tali transazioni stanno già avvenendo. Crediamo che dovrebbero essere ampliate e ulteriormente sviluppate. Sono fiducioso che ciò accadrà il prossimo anno”.
Per fronteggiare le difficoltà negli scambi commerciali con Paesi come Cina e Turchia, il Cremlino ha introdotto una normativa che autorizza l’uso delle criptovalute nel commercio estero. Il governo ha inoltre istituito un quadro legale sperimentale per il mining, che consente a entità autorizzate di minare e utilizzare Bitcoin per i pagamenti internazionali.
Secondo le stime ufficiali il mining in Russia consuma 16 miliardi di chilowattora (kWh) all’anno, pari a circa l’1,5% del consumo di elettricità del Paese. Ciò ha portato il governo a vietare completamente il mining in 10 regioni per sei anni dal 1° gennaio 2025 a causa del sovraccarico della rete elettrica nazionale. Solo nel 2023 il Paese ha minato 54.000 bitcoin, generando 50 miliardi di rubli (circa $550 milioni) in entrate fiscali.