L’articolo è il secondo di sei approfondimenti dedicati alle tematiche principali del libro “L’Individuo Sovrano”, l’opera scritta da William Rees-Mogg e James Dale Davidson.
Nel panorama globale in rapida evoluzione, una trasformazione sta prendendo forma lontano dai riflettori della politica tradizionale. L’avvento dell’era dell’informazione sta dando origine a una nuova figura sociale: l’individuo sovrano. Tale concetto, centrale nell’opera “L’Individuo Sovrano”, delinea un futuro in cui persone con elevate competenze cognitive potranno svincolarsi progressivamente dal controllo statale grazie alle tecnologie dell’informazione.
Stiamo assistendo a un cambiamento di paradigma nelle fonti della ricchezza. Se nell’era industriale la prosperità derivava principalmente dal possesso di risorse fisiche – terre, fabbriche, macchinari – o dalla capacità contrattuale monodirezionale con le masse lavoratrici, nell’emergente società dell’informazione sono le idee, l’innovazione e l’agilità cognitiva a rappresentare il vero capitale.
Il cyberspazio si configura come l’arena principale di questa rivoluzione silenziosa: un ambiente digitale dove gli individui possono operare in anonimato, liberi dai pregiudizi legati a razza, età, aspetto fisico o status sociale. In questo nuovo territorio, il merito diventa l’unica valuta di scambio rilevante. La crittografia emerge come strumento fondamentale di questa autonomia, proteggendo privacy e patrimonio digitale dalle ingerenze statali, mentre la globalizzazione delle opportunità economiche permette di superare i tradizionali confini geografici.
La trasformazione più radicale riguarda il rapporto tra individuo e Stato. Gli “individui sovrani” non si considerano più cittadini soggetti a tassazione obbligatoria, ma clienti che negoziano con governi o entità private per ottenere servizi di protezione, pagando esclusivamente per ciò che ritengono commisurato al valore ricevuto. Tale dinamica rappresenta, secondo gli autori, una liberazione senza precedenti: per la prima volta nella storia umana, il talento individuale potrà esprimersi pienamente, senza le limitazioni imposte da burocrazie oppressive, discriminazioni culturali o vincoli territoriali.
Nel cyberspazio le caratteristiche fisiche diventano irrilevanti: “i brutti, i grassi, i vecchi, i disabili” competono alla pari con “i giovani e i belli”, poiché le interazioni virtuali neutralizzano i pregiudizi basati sull’apparenza. Questa meritocrazia digitale promette di livellare il campo da gioco come mai prima d’ora.
Tuttavia, tale visione presenta anche un rovescio della medaglia. L’accesso a questo nuovo “Olimpo digitale” non sarà universale. Solo chi possiede adeguate capacità cognitive, adattabilità e accesso alle tecnologie potrà aspirare allo status di individuo sovrano. Chi dipende fortemente da strutture statali tradizionali – dai sistemi di welfare alle pensioni, dalle protezioni sindacali ai sussidi – rischia di rimanere escluso da questa nuova classe globale.
Gli autori Davidson e Rees-Mogg utilizzano un’efficace metafora mitologica: gli individui sovrani abiteranno un “Monte Olimpo digitale”, godendo di una sorta di “immunità diplomatica” dalle dispute politiche e sociali del mondo fisico. Questa stratificazione sociale non viene presentata in termini morali come buona o cattiva, ma come una conseguenza inevitabile dell’evoluzione tecnologica. Sono infatti le nuove tecnologie, per loro natura imprevedibili e non pianificabili, a modificare l’assetto sociale, conferendo all’individuo o, al contrario, alla massa collettiva, maggiori o minori capacità di autodeterminazione.