La più grande diga africana diventa un centro strategico per il mining di Bitcoin, attirando investimenti internazionali e aprendo nuove prospettive economiche per il continente.
L’Etiopia sta trasformando il surplus energetico della Grande Diga del Rinascimento (GERD) in una fonte di ricchezza attraverso il mining di Bitcoin. Secondo i dati riportati da The Africa Report, l’attività sta generando il 18% delle entrate nazionali.
Hiwot Eshetu, direttore marketing e sviluppo business dell’Ethiopian Electric Power (EEP), ha affermato:
“I miner di Bitcoin hanno grandi capitali da investire e noi abbiamo bisogno di ingenti risorse per sviluppare la nostra rete elettrica: è una situazione vantaggiosa per tutti”.
Nell’ultimo anno gli investimenti nel mining, superiori a $1 miliardo, hanno superato i profitti derivanti dall’esportazione di energia nei Paesi limitrofi.
L’Etiopia ha già siglato accordi con 25 società di mining, generando oltre $55 milioni di entrate negli ultimi dieci mesi. Tale successo è attribuibile anche alle tariffe elettriche estremamente competitive del Paese, che si attestano a circa 3,2 centesimi di dollaro per kilowattora, tra le più basse al mondo.
Un nuovo hub globale per il mining
Il panorama del mining in Etiopia ha subito una trasformazione importante dopo il ban imposto dalla Cina nel 2021. Aziende come BitFuFu e BIT Mining hanno trovato nel Paese africano un nuovo terreno fertile per le loro operazioni. Un esempio è l’acquisizione da parte di BIT Mining di un impianto da 51 MW con 17.869 macchine per il mining, per un investimento di $14,3 milioni.
Attualmente le operazioni di mining in Etiopia consumano circa 600 MW di energia, con prospettive di crescita che potrebbero portare il Paese a controllare fino al 7% dell’hash rate globale.