Le società di mining di bitcoin si affrettano ad importare macchinari prima che i nuovi dazi commerciali facciano lievitare i costi.
Secondo un recente report di Blockspace, i miner di bitcoin stanno accelerando l’importazione di hardware negli Stati Uniti prima che i nuovi dazi contro la Cina imposti dall’amministrazione Trump entrino completamente in vigore.
Stando a quanto riportato, le principali aziende del settore del mining stanno ricorrendo a misure straordinarie, arrivando a noleggiare voli privati con costi che oscillano tra i $2 milioni e i $3,5 milioni per trasporto. L’obiettivo è evitare l’imminente aumento dei costi delle macchine per il mining, che secondo le stime potrebbe variare dal 22% al 36% una volta che i dazi saranno pienamente operativi.
Il primo trimestre del 2025 ha già visto importazioni di attrezzature per il mining negli Stati Uniti per un valore di $860 milioni. Il report evidenzia inoltre che lo scorso anno i miner statunitensi hanno acquistato macchine ASIC per oltre $2,3 miliardi.
Attualmente, gli Stati Uniti detengono circa il 36% dell’hashrate totale di Bitcoin a livello mondiale, secondo i dati dell’Hashrate Index. Tale percentuale potrebbe tuttavia diminuire a causa dei nuovi dazi, che colpiscono in particolare i Paesi produttori di attrezzature per il mining. La situazione potrebbe provocare uno spostamento della distribuzione dell’hashrate dagli Stati Uniti verso altri Paesi.
Secondo Blockspace, le conseguenze dei dazi sul settore del mining potrebbero essere paragonabili alle perturbazioni causate dal divieto imposto dalla Cina nel 2021. Tuttavia, la ridotta capacità d’acquisto dei miner statunitensi potrebbe allentare la pressione della domanda a livello globale, potenzialmente facendo scendere i prezzi dei miner ASIC sui mercati internazionali.