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Mining illegale in Malesia: la polizia sequestra 45 macchine in un nuovo raid

Newsroom by Newsroom
Maggio 5, 2025
in Bitcoin
mining
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La polizia intensifica la lotta contro il mining illegale che costa al Paese centinaia di milioni di dollari in furto di elettricità.

Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Malay Mail, le autorità della Malesia hanno recentemente intensificato la loro battaglia contro le operazioni di mining di bitcoin non autorizzate, colpendo un’altra attività illegale nelle regioni nord-orientali del Paese.

La polizia malaysiana ha condotto raid in due diverse località nei distretti di Hulu Terengganu e Marang, confiscando 45 macchine per il mining dal valore complessivo di circa $52,145 (RM225,000), insieme ad altre attrezzature correlate. L’operazione illegale causava perdite mensili stimate intorno agli $8,342 (RM36,000) alla Tenaga Nasional, l’unica compagnia elettrica del Paese.

Il capo della polizia di Terengganu, Datuk Mohd Khairi Khairuddin, ha dichiarato che le organizzazioni dietro queste attività operavano da proprietà sia residenziali che commerciali, utilizzando illegalmente l’elettricità della rete locale. L’operazione è stata eseguita in collaborazione con l’unità Special Engagement Against Losses (SEAL) della Tenaga Nasional Berhad (TNB).

In Malesia la manomissione delle connessioni elettriche della rete nazionale è un reato punibile con fino a cinque anni di carcere e/o una multa fino a $21,500 (RM100,000).

Lo scorso febbraio un’esplosione nella città di Bandar Puncak Alam ha rivelato un’operazione illegale di mining con nove macchine. Akmal Nasrullah Mohd Nasir, viceministro per la transizione energetica e la trasformazione idrica del Paese, ha dichiarato al Malay Mail nel luglio 2024 che il mining illegale è costato al Paese almeno $722 milioni (RM3,4 miliardi) in costi energetici tra il 2018 e il 2023.

Anche la vicina Thailandia ha dovuto affrontare una serie di operazioni di contrasto al mining, tra cui una che coinvolgeva quasi 1.000 macchine all’inizio di quest’anno, ritenute responsabili del furto di $3 milioni dalla rete nazionale.

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