La costruzione dell’impianto di mining avrebbe potuto stabilizzare le bollette, ma le preoccupazioni dei residenti sull’inquinamento acustico bloccano il progetto.
Secondo quanto riportato dal The Minnesota Star Tribune, Revolve Labs, fornitore di servizi di colocation (simile all’hosting), ha ritirato la sua proposta per la costruzione di una struttura di mining di Bitcoin fuori dalla città di Windom, nel sud-ovest del Minnesota, in risposta alle preoccupazioni espresse dai residenti sul potenziale impatto acustico dell’impianto.
Jeff St. Onge, senior operations manager di Revolve Labs, ha dichiarato:
“Il nostro impegno è operare in modo allineato con i valori e le priorità della comunità, e riconosciamo che la collaborazione è essenziale per raggiungere questo obiettivo”.
Il progetto avrebbe potuto portare vantaggi significativi in termini economici alla città. Jason Sykora, direttore dell’ente elettrico locale, aveva previsto che l’impianto avrebbe “stabilizzato le tariffe elettriche per i prossimi tre anni”. La struttura avrebbe generato circa $35.000 al mese in tasse di servizio per la città, una somma considerevole per una comunità rurale di circa 4.500 abitanti.
Tuttavia, le preoccupazioni dei residenti hanno portato al blocco del progetto. Il rumore prodotto dalle ventole di raffreddamento dell’impianto è risultato come la principale fonte di apprensione, evidenziando problemi simili in un’altra struttura di Revolve Labs a Glencoe, sempre nel Minnesota. Altri timori riguardavano il potenziale impatto negativo sui prezzi immobiliari e dubbi più ampi sui benefici sociali del mining di bitcoin.
La vicenda di Windom segue un caso recente in Norvegia, dove la chiusura di un impianto di mining di Bitcoin a causa di lamentele per il rumore, ha portato a un aumento del 20% delle bollette energetiche per i residenti.