Christian Decker, Core Tech Engineer presso Blockstream, racconta ad Atlas21 la sua posizione sui soft-fork, sui layer-2 e parla dello sviluppo di Greenlight.
Durante il Tuscany Lightning Summit si è parlato delle possibili soluzioni per utilizzare Lightning Network in maniera non-custodial, specialmente quelle che non comportano la gestione di un nodo LN.
Greenlight è sicuramente tra le soluzioni più innovative in questo ambito. Per parlare di Greenlight e del futuro del Lightning Network, Atlas21 ha intervistato Christian Decker, Core Tech Engineer presso Blockstream.
Soft fork: APO, CTV e altre proposte sono state fatte per migliorare la scalabilità di Bitcoin. Aggiornamento od ossificazione: da che parte stai?
C’è sempre un’arma a doppio taglio in questi casi. Ovviamente vorremmo più flessibilità, vorremmo costruire sistemi più avanzati, più intelligenti e vorremmo più funzionalità. Tutti noi lo vogliamo. Lo svantaggio di attivare i soft fork è che abbiamo dei requisiti di compatibilità molto severi, perciò qualsiasi cosa che attiviamo oggi, dovremmo mantenerla potenzialmente per sempre. Sappiamo che ci sono un paio di discussioni su cui dovremo prendere una decisione alla fine, ma dobbiamo essere molto cauti su ciò che attiviamo perché è un peso che ci trascineremo dietro per molto tempo. Quindi qualsiasi problema che sviluppiamo o qualsiasi vettore di attacco che abbiamo trascurato, sarà nel sistema per un po’ di tempo. Perciò per quanto mi faccia male vedere la mia proposta non essere accettata subito, ritengo sensato soppesare proposte diverse. E non dovremmo rimanere troppo attaccati alle nostre proposte ad essere onesti. Dovremmo davvero guardarle in maniera neutrale e valutarle oggettivamente l’una rispetto all’altra. E se una proposta differente ci offre le stesse funzionalità di APO o CTV o TX hash, allora dovrebbe andare bene anche quella proposta. Perciò posso aspettare a lungo prima che la mia proposta (APO) venga accettata purché sia sicura e ci offra le funzionalità di cui abbiamo bisogno. Non è una corsa sprint, ma una maratona.
Negli ultimi mesi sono nate moltissime soluzioni di layer-2. Cosa ne pensi della proliferazione di questi layer-2 che, secondo la loro narrativa, mirano a offrire qualcosa che LN non è ancora riuscito a offrire?
LN non è la soluzione definitiva che risolverà tutti i problemi in un colpo solo. Come ogni sistema anche LN presenta dei limiti, così come li presenta Bitcoin onchain e altri layer-2. Ma credo che Bitcoin onchain e LN si completino a vicenda.
Se riusciamo a provare più layer-2, provare i vari tradeoff e i diversi requisiti, questi potranno diventare parte della soluzione completa che aumenterà la scalabilità del protocollo, ma nessuno nello specifico sarà quello definitivo.
In questa competizione tra protocolli layer-2, vedi un protocollo favorito sugli altri che sopravviverà come Bitcoin è sopravvissuto a tutte le altre criptovalute? Vedi il LN favorito sugli altri protocolli layer-2?
Come in ogni settore, la concorrenza è qualcosa di buono. La concorrenza ci fa progredire e ci aiuta a migliorare. Dovremmo sempre accogliere la concorrenza. Non posso dire se uno specifico protocollo sopravviverà; ce n’è sempre uno nuovo che entra nel mercato e uno che sparisce e viene sostituito da un altro. LN è uno stack di protocolli che sta evolvendo molto velocemente, potremmo continuare a chiamarlo LN tra un decennio, anche se potrebbe essere molto diverso da com’è oggi. Potrebbe essere completamente diverso, potrebbe essere composto da diversi componenti rispetto a quelli attuali. Lo chiameremo ancora LN? Non lo so, ma avremo qualcosa che è nato da quello che oggi è LN e che sarà migliore di quello che abbiamo oggi perché è così che funziona il progresso per noi.
Consideri Liquid parte di questi layer-2?
Dipende principalmente da quali aspetti guardi. Personalmente lo considererei un layer-2 semplicemente perché hai la possibilità di spostarti dalla blockchain di Bitcoin alla sidechain Liquid, facendo peg-in e peg-out. Oppure puoi fare swap di bitcoin a liquid in maniera permissionless. Le denominazioni sono le stesse e uno dei principi cardine di Liquid è la fungibilità di L-BTC e BTC. Quindi credo che Liquid sia un layer-2 con funzioni avanzate, principalmente per il fatto di immobilizzare dei bitcoin onchain e passare a una chain separata e poter effettuare altre operazioni in modo più veloce e privato e poi ritornare alla mainnet.
Greenlight è un servizio che permette di poter utilizzare Lightning Network in modalità non-custodial. Qual è la feature principale di Greenlight secondo te?
Probabilmente direi la facilità d’uso. Abbiamo realizzato che gestire un nodo LN forse non è una delle cose più semplici del mondo da fare e stavamo cercando un modo per renderlo più accessibile, insomma per fare onboarding della prossima generazione di bitcoiner senza esporli a troppi dettagli tecnici. Anche perché se è necessario imparare un tomo da 1.000 pagine prima di poter utilizzare Bitcoin, le persone si demoralizzano e lasciano perdere. Il nostro obiettivo è essenzialmente quello di fornire un sistema sicuro, ovvero uno che concordi con il principio “not your keys, not your coins”, ma allo stesso tempo prenderci la responsabilità della parte complessa, permettendo a un utente che sta avendo la sua prima esperienza con Bitcoin, di avere una prima esperienza buona e solo dopo dirgli come funziona sotto la scocca. Quindi per noi Greenlight è essenzialmente un sistema che vorremmo utilizzare per fare onboarding del prossimo milione di utenti Bitcoin, in maniera tale che possano iniziare il loro percorso in modo facile e solo quando avranno tutti i tool e le competenze necessarie potranno prendersi la responsabilità di gestire un nodo LN e diventare dei bitcoiner indipendenti e sovrani.
Hai affermato che con Greenlight volete fare onboarding del prossimo milione di utenti Bitcoin: immagino che vogliate attirare non soltanto utenti Bitcoin che desiderano utilizzare bitcoin in maniera non-custodial, ma anche persone che vogliono utilizzare applicazioni di pagamento che non sono strettamente coinvolte nell’ecosistema Bitcoin, corretto?
Sì, assolutamente. Abbiamo diversi target di pubblico per Greenlight: un target sono sicuramente gli utenti finali che vogliamo che imparino a gestire un nodo LN e avere una buona esperienza; un altro target sono sicuramente gli sviluppatori e le applicazioni stesse che possono essere esterne al mondo Bitcoin. App di food-delivery, app per biglietti ferroviari o qualsiasi applicazione che comprenda un pagamento. Vogliamo offrire loro la possibilità di integrare Bitcoin e quindi avere i loro utenti esposti a Bitcoin. Vogliamo che imparino che cos’è Bitcoin e che magari scelgano Bitcoin come strumento per le loro finanze. Si tratta di un modo per introdurre Bitcoin a non-bitcoiner e per fare questo abbiamo bisogno di semplificare alcune cose. Dobbiamo prenderci la responsabilità di gestire i nodi LN in modo da facilitare il loro utilizzo per il tempo che gli serve per imparare e per fare l’upgrade della propria esperienza a quella che noi consideriamo sia l’esperienza giusta da bitcoiner. In sostanza avere la conoscenza e avere l’esperienza per essere completamente self-sovereign.
Immagino che fare onboarding di una grossa quantità di nuovi utenti attraverso una tecnologia come Greenlight permetta anche un miglior funzionamento del LN. Più persone entrano nella rete, più il LN è performante, corretto?
Assolutamente. Essenzialmente aggiungendo più utilità alla rete, rendendola più utile per gli utenti, stiamo offrendo sia un servizio agli utenti, ma allo stesso tempo stiamo incentivando gli utenti stessi a essere parte di questa rete e a generare entrare nell’essere parte dell’infrastruttura di routing di LN ad esempio. Certamente la nostra speranza è aumentare l’utilità per tutti. Alla fine dei conti è un network, quindi è logico che ci sarebbe una qualche sorta di network-effect.
Potrebbe essere anche un modo per mettere a tacere le critiche che sono state fatte al LN negli ultimi mesi? Credi che questi miglioramenti, ovvero costruire tecnologie che permettono a milioni di persone di entrare nel LN, possano essere un modo per rendere LN più scalabile?
Certamente, perché stiamo aggiungendo valore al fatto di essere parte della rete. Improvvisamente ha molto valore avere professionisti che sanno gestire un nodo LN che imparano, condividono esperienze e sperimentano con diversi tradeoff. Vedono ciò che funziona e cosa no, visto che improvvisamente c’è una possibilità di guadagno per via del maggiore traffico e del maggiore utilizzo della rete e questo può aiutarci a rafforzare la rete, a imparare come funziona il network intrinsecamente ed essenzialmente migliorare le performance generali con il passare del tempo. Al momento c’è molta sperimentazione, molti miti o idee di ciò che potrebbe o non potrebbe funzionare. Ma il tempo ci dirà che cosa funziona e che cosa no. E noi come operatori di nodi impareremo come fare un utilizzo migliore delle risorse che abbiamo a disposizione. Penso sia una grande esperienza di apprendimento collettiva.