Nuove regolamentazioni nel paese dell’Asia centrale cercano di limitare il mining e massimizzare il controllo del governo sul settore.
- Nuove restrizioni sul mining sono in arrivo in Uzbekistan.
- Solo società regolarmente registrate e con licenza potranno fare attività di mining.
- L’Uzbekistan ha un costo dell’energia molto basso, ma ciononostante la sua quota di hashrate globale è ancora molto bassa.
TASHKENT – La Repubblica dell’Uzbekistan ha introdotto una normativa completa sul mining nel tentativo di controllare meglio le attività di mining nel paese. Questi cambiamenti sono stati dettagliati in un decreto ufficiale dell’Agenzia Nazionale per i Progetti di Prospettiva dell’Uzbekistan (NAPP).
Il nuovo insieme di regolamentazioni impongono le seguenti restrizioni alle attività di mining:
- Solo le entità giuridiche con la dovuta licenza sono autorizzate a svolgere attività di mining. Gli individui e le entità non licenziate sono quindi proibiti dal farlo.
- Le aziende di mining dovrebbero utilizzare solo energia solare per le loro attività. È possibile richiedere il permesso di utilizzare anche l’energia dalla rete, ma anche in caso di autorizzazione la tariffa applicata sarà doppia rispetto a quella normale e altri costi possono essere imposti negli orari con il picco di domanda.
- I miner devono registrare l’indirizzo fisico in cui avvengono le operazioni di mining e non possono installare macchine in nessun altro luogo. Non è permesso il “mining nascosto”.
- Bitcoin e altre criptovalute ottenute dal mining possono essere vendute solo a exchange e broker con licenza nel paese.
- Non è permesso estrarre criptovalute “anonime”.
Il documento inoltre sottolinea il fatto che operazioni non autorizzate e nascoste non saranno tollerate.
Perché queste nuove restrizioni?
Il governo non ha reso esplicite le motivazioni dietro queste nuove regolamentazioni, ma ciononostante non è difficile intuirle. L’Uzbekistan è un paese ricco di idrocarburi e ha un costo dell’energia per aziende e famiglie molto basso, rispettivamente 0,049 e 0,024 dollari per kWh, rendendolo un posto ideale per attività di mining. Tuttavia i costi così bassi sono dovuti anche a sussidi governativi, che pesano quindi sulle casse dello stato. Perciò se troppe persone avviano attività indipendenti di mining Bitcoin, potrebbero monetizzare il sussidio rendendolo insostenibile sul lungo termine. Per questo motivo il governo sta cercando di mitigare il problema avendo piena vigilanza e controllo su tutte le attività di mining che avvengono nel paese.
Chiaramente l’alternativa sarebbe liberalizzare il mercato dell’energia e permettere a chiunque di fare mining senza restrizioni e in maniera competitiva, il che potrebbe anche aiutare il paese a modernizzare la propria infrastruttura energetica, ma evidentemente il governo dell’ex repubblica sovietica non è ancora pronto a un passo di questo genere.
Conseguenze
La quantità di hashrate Bitcoin presente in Uzbekistan è ad oggi insignificante, risultando essere ordini di grandezza inferiore a quello con confinante Kazakistan che invece è riuscito a far leva sulle proprie risorse energetiche per diventare una powerhouse globale di mining Bitcoin risultando essere la terza nazione per hashrate dopo Stati Uniti e Cina. Per questo motivo l’impatto sul network Bitcoin delle nuove regolamentazioni sarà assolutamente nullo, e anche a livello locale non è chiaro come l’attività di vigilanza e enforcement delle nuove regolamentazioni per fermare il mining indipendente sarà condotta. Come in altre realtà, è ragionevole pensare che le attività di mining non regolate che non siano troppo grandi da dare nell’occhio continueranno ad andare avanti lontano dagli occhi del regolatore.