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Report Bankitalia: la criminalizzazione del libero scambio

Davide Coltro by Davide Coltro
Gennaio 8, 2025
in Crypto, Feature
Report Bankitalia: la criminalizzazione del libero scambio
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Il documento pubblicato dall’istituto descrive i servizi che consentono di acquistare e vendere Bitcoin senza KYC come crime-as-a-service: ci attende un futuro distopico?

Il recente report della Banca d’Italia sul riciclaggio di denaro legato alle criptovalute solleva interrogativi inquietanti sul futuro. Dietro la parte tecnica del documento emerge un messaggio chiaro: scambiare Bitcoin per beni e servizi o per moneta fiat senza controlli e senza intermediari significa potenzialmente essere considerati criminali. Nel tentativo di contrastare il riciclaggio di denaro, Bankitalia sembra proporre un modello di controllo totale di tutte le interazioni umane, in cui la privacy è un lontano ricordo.

Definizione di “Crime as a Service”

Il documento si scaglia contro la natura degli scambi P2P (peer-to-peer), implicando che essi si prestino quasi esclusivamente a scopi illeciti. Definire servizi decentralizzati come potenziali vettori di “crime as a service” implica una pericolosa generalizzazione, secondo cui qualunque libero scambio deve essere visto con sospetto. A uno sguardo più ampio, però, tale approccio criminalizza ogni tipo di interazione non mediata da un’autorità terza. Dovremmo ritenere che anche un bambino che scambia figurine o un adulto che vende oggetti usati ai mercatini rischino di essere considerati come sospetti?

Un futuro di controllo totale?

Bankitalia sembrerebbe spingere verso un futuro in cui ogni essere umano, per interagire con il sistema economico, debba abbandonare gran parte della propria privacy. La priorità data nel documento alla raccolta e alla registrazione di dati, come le transazioni e l’identità dei soggetti coinvolti, dipinge uno scenario dove il diritto all’anonimato è completamente sacrificato. Secondo la Banca, infatti, il miglior metodo per prevenire e combattere il crimine finanziario consiste nel documentare ogni spostamento di valore, per poi associarlo a persone identificate. Questo si traduce, inevitabilmente, in una società che presuppone la colpevolezza, controllando chiunque gestisca o utilizzi il proprio denaro al di fuori dei sistemi centralizzati.

Ma quanto lontano si può spingere questo monitoraggio? Se un libraio indipendente decide di vendere un libro accettando Bitcoin, merita ogni sua operazione legittima di essere controllata e considerata sospetta? Non è forse la libertà economica uno dei principi fondanti del libero mercato?

Preparazione del terreno per l’euro digitale?

Il rilascio del report di Bankitalia coincide con il periodo di valutazione sull’euro digitale da parte della Bce. Verrebbe da chiedersi se la criminalizzazione degli scambi P2P e l’enfasi sui rischi delle criptovalute rappresentino un tentativo strategico di preparare il terreno per l’accettazione della CBDC europea. Dipingendo Bitcoin e le transazioni p2p come strumenti potenzialmente criminali, Bankitalia vuole creare un contrasto con la “sicurezza” che dovrebbe offrire una moneta completamente controllata dall’istituzione europea? L’euro digitale, infatti, potrebbe teoricamente consentire il monitoraggio in tempo reale di ogni spesa, l’applicazione di limiti di spesa e persino la programmazione del denaro con date di scadenza o restrizioni su determinati acquisti.

I servizi P2P sono sempre esistiti

Bankitalia sottovaluta – o ignora deliberatamente – che i servizi P2P esistono perché soddisfano i bisogni delle persone. Non si limitano alle criptovalute, ma sono presenti in ogni ambito della vita quotidiana: i mercatini dell’usato, gli scambi tra amici e i chioschi di cibo da strada per fare qualche esempio. Si tratta di attività normali, non pericolose, e non regolamentarle non equivale a favorire il crimine.

Bitcoin come baluardo contro un futuro distopico

Se quella di Bankitalia è la direzione che si vuole intraprendere, allora stiamo percorrendo un sentiero verso un futuro distopico. Un mondo in cui ogni interazione tra esseri umani è monitorata, in cui l’anonimato è sospetto e chiunque desideri proteggere la propria privacy è automaticamente colpevole. È qui che Bitcoin assume un ruolo fondamentale, rappresentando la resistenza a questo tipo di visione. Bitcoin permette di scambiare valore senza intermediari, restituendo agli individui il controllo sulle loro azioni economiche.

Come qualsiasi tecnologia Bitcoin non è perfetto e come ogni strumento umano può essere utilizzato per scopi illeciti. Ma ciò che Bitcoin incarna è la possibilità di un mondo in cui il denaro è nuovamente uno strumento nelle mani di individui liberi, e non un’arma utilizzata contro di loro da istituzioni centralizzate con il pretesto della sicurezza.

Il reale nodo della questione non è il riciclaggio o il crimine, temi che sono sempre stati discussi ben prima dell’avvento delle criptovalute. Si tratta invece di una battaglia tra libertà e controllo. La visione proposta da Bankitalia si pone chiaramente dalla parte del controllo, in cui tutto deve essere regolamentato, osservato, gestito. Bitcoin, al contrario, offre un’alternativa decentralizzata, in cui il potere dell’individuo viene riaffermato.

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