Un terzo dei bitcoin in circolazione è ora sotto il controllo di enti centralizzati, per un valore di $668 miliardi secondo l’analisi di Gemini.
Una ricerca condotta da Gemini in collaborazione con Glassnode ha rivelato che gli attori centralizzati detengono attualmente il 30,9% dell’intera offerta circolante di bitcoin.
Le entità includono governi nazionali, fondi negoziati in Borsa (ETF) e società quotate. Complessivamente, questi soggetti controllano 6,1 milioni di BTC, equivalenti a circa $668 miliardi ai prezzi attuali di mercato. BlackRock detiene attualmente circa 665.635 BTC attraverso il suo ETF iShares Bitcoin Trust (IBIT), rappresentando oltre il 3% dell’offerta totale di bitcoin, per un valore di quasi $73 miliardi.

L’accumulo di bitcoin da parte di tali entità ha registrato una crescita del 924% nell’ultimo decennio. L’incremento coincide con l’evoluzione del prezzo di bitcoin, che è passato da meno di $1.000 a oltre $100.000 nello stesso periodo.
Gli analisti interpretano questa tendenza come una conferma che le istituzioni considerano sempre più bitcoin come un asset strategico di riserva di valore. Secondo il report, la correlazione tra l’aumento delle partecipazioni istituzionali e l’apprezzamento del prezzo rafforza la tesi dell’adozione mainstream della criptovaluta.
Un aspetto emerso dalla ricerca riguarda il ruolo predominante degli exchange centralizzati all’interno delle tesorerie in bitcoin. Tali piattaforme detengono circa la metà del totale, sebbene una porzione considerevole di questi fondi appartenga effettivamente a clienti retail e investitori individuali.
Le tesorerie in bitcoin governative presentano caratteristiche distintive rispetto ad altri detentori istituzionali. Secondo lo studio, i wallet delle tesorerie sovrane mostrano movimenti poco frequenti e scarsa correlazione con i cicli di prezzo di bitcoin.
Tuttavia, la quantità di bitcoin detenuta da tali enti governativi è sufficiente per influenzare significativamente i mercati quando vengono effettuate operazioni di vendita o trasferimento, afferma il documento. I governi di Stati Uniti, Cina e Regno Unito hanno acquisito la maggior parte dei loro bitcoin attraverso azioni legali (confische) piuttosto che tramite acquisti diretti sul mercato. Al contrario, El Salvador e Bhutan accumulano bitcoin tramite acquisti intenzionali e continuativi. Secondo gli analisti, pur trattandosi di volumi più contenuti, queste allocazioni segnalano un impegno di lungo termine e rafforzano la fiducia degli investitori, incentivando una partecipazione istituzionale più ampia e contribuendo alla stabilità del mercato.
La ricerca conclude che con quasi un terzo dell’offerta circolante di bitcoin ora detenuto da entità centralizzate, il mercato ha subito una trasformazione strutturale verso la maturità istituzionale. Per gli autori del report, tale evoluzione ha reso l’azione del prezzo più prevedibile e meno soggetta agli estremi speculativi che caratterizzavano i primi anni di bitcoin.