Il crollo delle temperature di gennaio ha costretto numerosi miner a sospendere temporaneamente le proprie attività.
Secondo quanto riportato da Hashrate Index, l’ondata di freddo che ha investito gli Stati Uniti a gennaio ha avuto un impatto importante sulle attività di mining di Bitcoin in Texas, Stato che da solo rappresenta il 17% dell’intero mining statunitense.
Con temperature precipitate fino a 0°C in un territorio tradizionalmente caratterizzato da inverni miti, l’industria del mining si è trovata ad affrontare una duplice sfida: l’impennata dei consumi elettrici per il riscaldamento domestico e il conseguente aumento dei costi dell’energia.
L’incremento della domanda energetica, unito alle difficoltà di approvvigionamento dalle fonti rinnovabili come eolico e solare, ha costretto i gestori della rete a fare maggiore affidamento sul gas naturale, i cui prezzi sono saliti notevolmente.
In seguito alla sospensione temporanea di numerose operazioni di mining a causa dell’impossibilità di sostenere i costi operativi, il 26 gennaio Bitcoin ha registrato il primo aggiustamento negativo della difficoltà (-2,1%) degli ultimi quattro mesi. Le entrate dei miner per terahash sono diminuite leggermente a gennaio rispetto a dicembre, indicando che le aziende hanno incontrato maggiori difficoltà nel minare bitcoin in profitto.
Secondo gli analisti della mining pool Luxor, la situazione tornerà alla normalità con il riallineamento delle temperature ai valori stagionali:
“Il clima più freddo negli Stati Uniti è una perturbazione temporanea e ci aspettiamo che la stabilità dell’hashrate migliori con il ritorno a temperature normali”.