Il 31 ottobre 2008, nel pieno della crisi finanziaria, Satoshi Nakamoto gettò le basi per una rivoluzione economica e sociale.
Il giorno di Halloween di 16 anni fa, durante la Grande Recessione del 2008, un utente con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto pubblicò sulla cryptography mailing list nove pagine destinate a cambiare la storia del denaro. Il white paper di Bitcoin, intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System“, vide la luce il 31 ottobre 2008, gettando le fondamenta di quello che sarebbe diventato un sistema di moneta digitale decentralizzata che avrebbe consentito di effettuare transazioni peer-to-peer senza la necessità di una terza parte fidata, come una banca.
Il documento tecnico descrive in dettaglio un sistema di moneta digitale decentralizzata, immune alle politiche monetarie delle banche centrali e capace di operare senza intermediari. La tempistica della pubblicazione non poteva essere più emblematica: appena due settimane prima, il governo statunitense aveva annunciato un piano di salvataggio bancario da $2 mila miliardi, l’ennesima dimostrazione delle falle del sistema finanziario tradizionale.
Il white paper delinea con precisione l’architettura della rete Bitcoin, introducendo concetti che sarebbero diventati pilastri dell’ecosistema. Dalla rete peer-to-peer alla crittografia a curva ellittica (ECDSA), dal meccanismo di mining basato sulla Proof-of-Work al registro pubblico denominato “timestamp server” (il white paper non contiene la parola blockchain) per risolvere il problema del “double spending”.
Quel documento di 2.736 parole non solo gettò le basi tecniche di Bitcoin, ma ne definì anche la filosofia e gli obiettivi.
Nakamoto concluse la mail affermando:
“Abbiamo proposto un sistema per transazioni elettroniche che non si basa sulla fiducia”.
Tuttavia le prime risposte in seguito alla pubblicazione del white paper furono poco entusiaste: diverse furono le critiche sulla non scalabilità del sistema, sull’enorme quantità di elettricità che avrebbe dovuto essere impiegata e sulla scelta del tasso di inflazione, considerato troppo elevato da alcuni utenti.
A rispondere per primo fu l’utente James A. Donald che sottolineò fin da subito la scarsa scalabilità del sistema:
“Abbiamo davvero, davvero bisogno di un sistema del genere, ma da come capisco la tua proposta, non sembra scalare alle dimensioni richieste. Perché i token proof of work trasferibili abbiano valore, devono avere un valore monetario. Per avere valore monetario, devono essere trasferiti all’interno di una rete molto grande, ad esempio una rete di scambio file simile a BitTorrent.
Per rilevare e rifiutare un evento di doppia spesa in modo tempestivo, è necessario avere la maggior parte delle transazioni passate delle monete nella transazione, il che, se implementato in modo ingenuo, richiede che ogni peer abbia la maggior parte delle transazioni passate o la maggior parte di quelle avvenute di recente. Se centinaia di milioni di persone stanno effettuando transazioni, ciò richiede molta larghezza di banda: ognuno deve conoscere tutte, o una parte sostanziale, delle transazioni”.
Il white paper di Bitcoin include otto citazioni di lavori precedenti, tra cui progetti di moneta digitale come B-money di Wei Dai e Hashcash di Adam Back. I più citati sono Stuart Haber e W. Scott Stornetta, riconosciuti per diversi lavori in cui introducono il concetto di timechain. Adam Back è l’unica persona menzionata che ancora oggi lavora su Bitcoin.
La stesura del documento avvenne dopo due anni di lavoro sul codice di Bitcoin da parte di Satoshi Nakamoto.